23 luglio 2021

Quel violino Stradivari e la Pantera Rosa. Lo strumento distrutto dall'ispettore Clouzot

Non importa, quando hai visto uno Stradivari li hai visti tutti”. Lui è l'imbranatissimo ma simpaticissimo ispettore Clouseau ovvero Peter Sellers lei, già quasi in una fase di dormiveglia dopo aver preso un sonnifero, è la bellissima Capucine ovvero la signora Clouseau, l'altro è un violino Stradivari finito nelle mani, e tra i piedi, sbagliati.

Siamo sul set di uno dei film che hanno fatto la storia del cinema, ovvero la prima ed indimenticabile produzione della fortunatissima serie de “La Pantera Rosa”, serie che racconta le comiche avventure dell'ispettore Clouseau alla ricerca del famoso diamante che da il nome al film.

Peter Sellers, uno di quegli attori dei quali hanno buttato via lo “stampino” da tanto che era bravo, decide di accompagnare la moglie tra le braccia di Morfeo suonando in maniera straziante a dir poco uno dei violini creati dal liutaio cremonese. Dato che l'ispettore risulta come “totalmente inetto” nel suo lavoro non è pensabile che riesca a suonare in maniera decente un opera d'arte, a questo punto la salvezza della signora ricade su un molto più comune sonnifero. Il resto, battuta finale compresa, fa parte di quel repertorio che solo Sellers sapeva creare con la sua mimica e, in questo caso, con i suoi piedi. Chissà quale sarà stata la reazione del compositore e direttore d'orchestra di origini italiane Henry Mancini, autore della famosissima colonna sonora tormentone di intere generazioni, alla vista di uno Stradivari ridotto in quel modo.

Passano circa 40 anni da quel 1963 e dal duetto Sellers-Stradivari, dall'Italia ci si trasferiamo a Tokyo e, dall'incapace ispettore Clouseau passiamo ad un ispettore decisamente più abile nel suo lavoro, ovvero il detective Conan, bambino prodigio nel risolvere misteri. La serie animata del detective Conan, al pari del marchio Pantera Rosa, offre centinaia di episodi, fumetti, film, gadget e decenni di presenza sugli schermi o nelle librerie con centinaia di milioni di appassionati in tutto il mondo. Già il nome racchiude molto di Cremona e di Stradivari, dato che quel bambino prodigio “nasce” come tributo allo scrittore Arthur Conan Doyle il quale, alla città del Torrazzo e a Stradivari, aveva dedicato opere e scritti oltre alla presenza di un violino cremonese nelle mani del suo indimenticabile e talentuoso Sherlock Holmes. Il piccolo investigatore Conan si ritrova, per ben tre puntate, immerso nella soluzione di un violento complotto che ha come punto focale la presenza di un violino Stradivari prima di un importante concerto.

La trilogia, dal nome esplicito, “La maledizione del violinoLa disarmonia dello Stradivari” segue quella storia unica legata più alle botteghe della liuteria cremonese che neanche alla capitale del Giappone. Lo Stradivari viene considerato al pari di un'opera d'arte dalle caratteristiche uniche, con un concetto ben diverso di quella battuta – sagace e sdrammatizzante – di Peter Sellers davanti a Capucine. Il filo conduttore dei violini cremonesi nel mondo dell'arte e della celluloide è qualcosa che dovrebbe trovare una collocazione differente all'interno della storia di Cremona. Da decenni i tributi, anche di opere quasi fondamentali nella storia del cinema o della televisione, ai maestri liutai cremonesi si susseguono. Se 150 anni fa i violini made in Cremona si trovavano all'interno di opere letterarie che hanno fatto parte della storia della letteratura oggi, pur cambiando i mezzi di comunicazione, il concetto di fondo rimane sempre lo stesso: se si parla di violini si parla di Cremona. La città ha un biglietto da visita unico al mondo da poter valorizzare in diverse aree della sua storia e della sua economia, un biglietto che offre molto più di piccole perle da trovare in film o libri. Se tra i fogli di opere lette in tutte le lingue possibili o su celluloide doppiata in tutto il mondo compaiono il maestro Antonio e la sua città un motivo ci sarà, altrettanto importante è riuscire a renderli parte della storia di Cremona.

Marco Bragazzi


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