8 dicembre 2021

Ci risiamo, Autovia Padana rilancia il "terzo ponte". La storia tormentata dell'infrastruttura, da vent'anni oggetto di battaglie

Dopo anni di silenzio si torna a parlare del “terzo ponte” sul Po. L'imponente infrastruttura è stata oggetto di dibattito, aspro confronto e ricorsi al Tar negli anni passati, almeno fino al 2011, poi sull'opera è calato il sipario e nel 2016 sono scaduti i termini relativi alla dichiarazione di pubblica utilità dell'infrastruttura. Quello che sembrava un progetto morto e sepolto, però, è tutt'altro che accantonato e a rilanciare l'ipotesi del collegamento fra il Piacentino e il Cremonese, alcune settimane fa, è stata Autovia Padana, società concessionaria dell'A21 e parte del Gruppo Gavio, secondo gruppo privato a livello mondiale nel campo della gestione di infrastrutture autostradali.

In un recente comunicato stampa, la società non lascia grandi margini all'immaginazione: “Il prossimo obiettivo di Autovia Padana – ha fatto sapere – è costituito dalla realizzazione della nuova bretella autostradale da Castelvetro verso le strade Ss10 Padana Inferiore e Ss234, di circa 10 chilometri, con la costruzione di un nuovo ponte sul fiume Po”.

Tanto è bastato per riaccendere sull'infrastruttura i riflettori e mettere in allerta il mondo ambientalista locale, che già anni fa (tanto sul fronte cremonese quanto su quello piacentino) ha condotto un'aspra battaglia per contrastare l'opera, considerata inutile, eccessiva e impattante sul piano ambientale.

E d'altra parte è un dato di fatto che il terzo ponte – che terzo non sarebbe, in realtà, se contiamo il ponte che collega con Castelvetro, il ponte ferroviario e quello autostradale, il tutto concentrato in una decina di chilometri – è previsto dal programma del sindaco Galimberti e rientra nel PGT e nel Pums (Piano della Mobilità Sostenibile) di recente approvazione. Insomma, al di là del silenzio calato sull'opera, questa non è mai del tutto sparita e oggi, alla luce dell'annuncio di Autovia Padana, potrebbe tornare prepotentemente d'attualità.

Stiamo parlando di un'infrastruttura con un costo che si aggira attorno ai 360 milioni di euro e che, se realizzata, rappresenterebbe di fatto il ponte più grande d'Europa. Il collegamento, ubicato a Ovest della città, sarebbe sostanzialmente al servizio dell'area industriale e viene definito dagli ambientalisti di Cremona come il “preludio per l'autostrada Cremona-Mantova”. In altre parole, un'opera utile non ai cittadini quanto al comparto produttivo e industriale e non priva di pesanti ricadute ambientali in termini di traffico e cementificazione.

LA STORIA DEL TERZO PONTE - La storia del terzo ponte è lunga e travagliata. Nell'aprile del 2009 si riaprì l'iter per la realizzazione dell'infrastruttura e nel mese di settembre del 2010 una ventina di docenti ed esperti presentarono un dossier contro l'opera. Una sorta di “controprogetto” elaborato con il contributo di esperti, docenti universitari del territorio e di 13 università italiane. Tra i firmatari del dossier, si ricordano il compianto giornalista Simone Mazzata (alfiere della battaglia per salvare “Nonna Quercia”, tra le varie cose), poi la docente Anna Lucia Maramotti, Federico Balestreri (medico del lavoro), Riccardo Groppali (docente, naturalista, studioso e già assessore comunale), Massimo Terzi (compianto ex assessore all'Urbanistica e architetto notissimo in città). Vennero proposte anche quattro alternative al terzo ponte: dalla chiusura del casello autostradale di Castelvetro alla liberalizzazione completa del tratto tra i caselli autostradali di Castelvetro e Cremona; dalla realizzazione della Gronda Nord allo sfruttamento della viabilità esistente e dei ponti sul Po già in uso.

Il 3 dicembre 2010 la partita sembrava chiusa a favore dell'infrastruttura. In conferenza di servizi si trovò un accordo, in particolare sul fronte piacentino, per stralciare dal progetto la parte relativa alla circonvallazione di San Giuliano e inserire alcune compensazioni ambientali. L'allora sindaco di Cremona, Oreste Perri, si disse soddisfatto dell'intesa e annunciò l'avvio dei lavori per l'anno successivo.

Quei lavori, come sappiamo, non sono mai partiti e del progetto per il terzo ponte non si è più parlato se non sporadicamente. L'opera è tuttavia rimasta, come un convitato di pietra, nei documenti di programmazione del territorio dei vari enti e oggi, alla luce dell'annuncio di Autovia Padana, si riaprono i giochi. E con questi le preoccupazioni dei movimenti ambientalisti, in particolare degli Stati Generali Clima Ambiente e Salute, che vedono nell'opera l'ennesima batosta al nostro territorio (l'opera andrebbe ad impattare anche su aree golenali) a beneficio unicamente dell'industria, senza alcun vantaggio per i cittadini e, soprattutto, alla faccia delle alternative percorribili che peraltro non mancherebbero.

f.c.


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