7 dicembre 2021

Dal ghetto di Vilnius a via Bissolati, la storia di Seymour Kaftan pittore dell'olocausto. Partigiano ebreo nei boschi come nel film "Défiance"

Il ricercatore Marco Bragazzi ha trovato un'altra storia che riguarda Cremona e in particolar modo gli ebrei che trovarono rifugio nelle caserme di via Bissolati. La vicenda è ambientata in Lituania, a Vilnius, e chi ha visto il film "Défiance" non tarderà a ritrovarsi nella storia di Seymour e i partigiani ebrei nelle foreste.

Per Jacob Gens quella convocazione del 14 settembre 1943 al comando cittadino della Gestapo doveva essere normale amministrazione.

Lui, ebreo di Vilnius in Lituania e comandante della Polizia del ghetto, con le SS e la Gestapo aveva un rapporto diverso da qualsiasi altro ebreo, infatti era stato incaricato di provvedere al rastrellamento e alla eliminazione delle centinaia di miglia di ebrei presenti nella città, un rapporto tristemente privilegiato che lo manteneva lontano dalle enormi fosse comuni che venivano create nei dintorni.

Jacobs ignorava che, una volta entrato in quella stanza, verrà giustiziato sommariamente con un proiettile alla nuca proprio da quegli uomini che gli avevano garantito l'immunità a patto che li aiutasse a liquidare tutti gli altri abitanti di origine ebraica presenti in città. Gens era accusato di aver collaborato con alcuni ebrei per garantire loro, dietro compenso, una via di fuga, accuse forse infondate ma che, a poche centinaia di metri da quell'ufficio, avrebbero potuto trovare conferma. Nello scantinato della abitazione di Gens si nascondevano da qualche giorno tre ebrei; mamma Sara con i due figli Seymour e Lea, mentre papà Gershon era già stato trasportato ed eliminato nel campo di concentramento di Vaivara. La storia di Seymour Kaftan, ai tempi ragazzo di diciassette anni e destinato a diventare famoso, parte da quello scantinato e passa per Cremona. Siamo alla fine del 1943, l'ordine perentorio delle alte sfere naziste è quello di liquidare con qualsiasi mezzo tutti i ghetti presenti nelle aree dell'est Europa e quello di Vilnius diventa parte dell'atroce progetto, nessuno sconto per nessuno o si faceva la fine di Gens.

Sara, Seymour e Lea sperano di riuscire a scampare alla ferocia delle SS restando chiusi in quello scantinato ma, nel novembre 1943, una delazione farà arrivare gli uomini della Gestapo dentro quel rifugio con conseguenze terribili. I tre membri della famiglia verranno caricati su un treno per percorrere i pochi chilometri che li separavano dalla fossa comune di Ponary, area dove verranno trucidate almeno 100000 persone, in quell'area Sara e la piccola Lea finiranno la loro esistenza dentro una fossa comune pochi minuti dopo l'arrivo mentre Seymour, vista l'età utile per il lavoro, verrà destinato al campo di lavoro HKP 562 di Vilnius. Il campo HKP non era gestito dalle SS ma da uomini ed ufficiali dell'esercito, specificatamente dei genieri, che avevano il compito di riparare e far ritornare funzionanti macchine e motociclette. Il loro comandante, Karl Plagge, era tutt'altro che un fervente nazista anzi, animato dalla tutela verso la popolazione civile, farà di tutto per proteggere i rinchiusi dalla violenza delle SS. Plagge, destinato nel 2005 al titolo di Giusto tra le Nazioni per aver tutelato la vita degli ebrei di Vilnius mettendo in pericolo la sua, aveva avvertito tutti gli internati Seymour compreso: fino a quando siete qui dentro siete al sicuro, non fatevi trovare fuori da queste mura perché non potrò proteggervi e, quando vorranno chiudere questo campo, vi avvertirò prima. Il giovane Kaftan se la cavava bene con la meccanica, comincia a lavorare in officina mentre tutt'intorno alla città i nazisti erano alla costante ricerca di ebrei da far finire a Ponary, Seymour, come molti altri, era rimasto solo al mondo, non aveva più nessuno e avrebbe dovuto pensare solo a sopravvivere. Doveva sopravvivere per raccontare. Il primo luglio 1944 Plagge convoca tutti gli internati del HKP 562 e, alla presenza degli uomini delle SS, spiega che due giorni dopo il campo sarebbe passato sotto il controllo delle SS.

Non preoccupatevi, le SS sono soldati che tutelano la vita e le persone e tuteleranno anche voi” fu la frase finale espressa con voce chiara e perentoria, frase che era l'avvertimento dato fin dal primo giorno a tutti i reclusi “Scappate e nascondetevi, non posso più proteggervi”.

Seymour aveva già vissuto il dramma della delazione e, a differenza di molti altri, non cercherà rifugio in città ma si nasconderà nei boschi insieme ad un manipolo di uomini. In città quasi tutti i fuggitivi verranno catturati e giustiziati sul posto, nei boschi Seymour si unisce ad un gruppo di partigiani che diventeranno famosi come “I partigiani di Vilnius” iniziando la sua personale battaglia per sopravvivere. Nell'estate 1944 Seymour e pochi altri, armati in ogni modo soprattutto grazie agli atti di sciacallaggio sui soldati uccisi, compiono azioni di guerriglia aspettando che i tedeschi dentro quelle impenetrabili foreste che loro conoscevano molto bene. Trappole e imboscate diventeranno un incubo per le unità della Wehrmacht destinate alla cattura dei partigiani di Vilnius, unità che, con l'arrivo dei russi, dovranno ritirarsi per far spazio alla'Armata Rossa che stava prendendo il controllo delle aree baltiche.

Seymour rientra nella Vilnius liberata ma capisce subito che i russi sono alla ricerca di quei gruppi di partigiani che si stavano ribellando alla presenza sovietica in città, ritorna nei boschi per continuare a combattere fino al momento alla fine della guerra.

In quel momento buona parte dei suoi commilitoni vengono trasferiti in Israele su richiesta della Haganah, l'organizzazione militare ebraica che reclutava combattenti in tutto il mondo, mentre lui decide di puntare verso Cremona. Per poter viaggiare quasi indisturbato deve ingannare i russi sulla natura della sua sopravvivenza e si fa passare come prigioniero greco che vuole rientrare in madrepatria.

Salta sul primo treno verso sud senza aspettare altri aiuti, con un lungo viaggio nel cuore dell'Europa, Seymour è tra i primi ad arrivare come profugo a Cremona già nell'estate del 1945, in una foto scattata in qualche stanza della caserma Pagliari o La Marmora, il ragazzo, quarto da sinistra, è con altri profughi davanti ad una placca metallica stampata da loro che ricorda i caduti dell'insurrezione dei Varsavia del 1944.

A Cremona Seymour non ha ancora venti anni e lavora facendo piccole manutenzioni all'interno delle caserme dove sono ospitati i profughi ma, da sopravvissuto, capisce che deve raccontare ciò che ha vissuto e comincia a disegnare quegli schizzi che poi racconteranno e determineranno il resto della sua vita.

Resterà in città fino al 1948 per poi trasferirsi a New York dove quegli schizzi diventeranno una serie di dipinti che prenderanno il nome di “Genocidio tra i fiori”. Le opere avranno un impatto enorme sulla opinione pubblica statunitense ma non solo, Kaftan comincerà ad esporre i suoi lavori e continuerà la sua carriera come pittore fino alla sua scomparsa nel 2004.

La lapide sulla sua tomba recita “Ogni dipinto è parte della storia della sua vita”.

Marco Bragazzi


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