19 aprile 2021

La "Realdo Colombo" diventò ospedale di soldati del Commonwealth nella prima guerra mondiale. Pietre di ardesia a Londra lo ricordano

Esiste un piccolo angolo, nel Cimitero di Cremona, dove 85 lapidi ricordano altrettante persone che riposano all'ombra del monumento all'ingresso di quel piccolo ma ordinato angolo della città. Esiste un piccolo angolo a Londra dove Cremona risulta collocata tra Berlino, Istanbul e Glenorie, piccolo sobborgo di Sydney. Una collocazione che risulterebbe impossibile su un mappamondo o su una generica carta geografica ma questa collocazione vuole raccontare la storia di quelle 85 lapidi disposte con cura una di fianco all'altra.

William John Crane era nato nel 1876 e suonava le campane della piccola chiesa di Sant John's a Chipping Sodbury, nella brughiera dell'ovest d'Inghilterra. Con sua moglie e i 7 figli ebbe modo di avere come vicino di casa per più di un lustro il barbuto William Gilbert Grace, letteralmente il “mostro sacro” del cricket inglese, pioniere e campione dello sport del Commonwealth per eccellenza. William venne richiamato alle armi nel 1917, la Prima Guerra Mondiale infuriava in tutta Europa e nel Medio Oriente ma lui, vista la non più giovane età, venne destinato in Italia con il ruolo di stalliere nel febbraio del 1918. Non avrebbe mai visto il fronte William John, ma non avrebbe più rivisto neanche la sua famiglia e la piccola chiesa di Sant John's; una broncopolmonite ne decretò la morte il 2 ottobre 1918 all'ospedale n°29 di Cremona, luogo per la degenza dei feriti o dei malati di alcuni fronti europei. Harry Norman Verrells era un sergente di artiglieria nato a Reigate, nel Sussex, giocava a calcio con la divisa blugranata del Reigate Football Club, una tra le più antiche squadre inglesi. Harry Norman, calciatore come Giovanni Zini, aveva 23 anni quel 12 febbraio 1918 quando, a causa delle ferite riportate sul fronte, spirò all'ospedale n°29 di Cremona, così come la febbre tifoidea al fronte si portò via lo storico portiere della Cremonese. Era ricoverato all'ospedale “Rialdo Colombo” a Cremona, aveva scritto Harry in una sua lettera, ovvero la scuola Realdo Colombo che ai tempi della Prima Guerra Mondiale ospitava l'ospedale destinato ai feriti del Commonwealth. Non era ovviamente un ospedale di prima linea quello a fianco della chiesa di Sant'Imerio, ma era quello il luogo dove i feriti angloaustraliani, soprattutto dal fronte turco-ellenico, venivano portati per venire curati al meglio, nella speranza di poterli salvare dalle schegge degli shrapnel o dalle micidiali infezioni che si sviluppavano in trincea o nelle improvvisate baracche utilizzate come ricoveri dei soldati. Non tutti i feriti che arrivavano all'ospedale n°29 presso la Realdo Colombo riusciranno a rivedere la loro divisa blugranata o a suonare le campane della piccola chiesa di paese, per 85 di loro, tra cui William e Harry, il loro luogo di riposo eterno sarà quel piccolo angolo presso il cimitero di Cremona, angolo che ricorda il sacrificio di persone e onora, con un semplice ma significativo monumento all'ingresso, il valore di coloro che hanno perso la vita in un luogo lontano e magari completamente sconosciuto per molti di loro.

A Londra una serie di pietre di ardesia disposte in maniera semplice contengono circa 24.000 nomi, sono i nomi dei luoghi del pianeta dove è perito un soldato australiano. L'Australian War Memorial nella capitale inglese è, al pari di quel piccolo monumento all'entrata di quell'angolo nel cimitero di Cremona, un tributo a coloro che, dal South Wales o dal Queensland, hanno visto la loro vita infrangersi a Cremona piuttosto che a Gallipoli o a Guadalcanal. L'Australia non ha voluto dimenticare nessuno, né coloro che sono caduti per mano degli avversari in prima linea come coloro che non hanno superato infezioni o ferite a Cremona come dopo il rientro in patria. Ogni uomo che ha vissuto una guerra può raccontare una storia più o meno drammatica o interessante, ma quella Cremona chiusa tra Berlino, Istanbul e Glenorie è la storia di chi, comunque, non è stato mai dimenticato dal proprio paese.

Marco Bragazzi


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti