1 dicembre 2021

Paganini genovese, il primo violino del mondo. La provocatoria scritta sulla cantoria del Duomo che inneggia al "violinista del diavolo"

Paganini genovese il primo violino del mondo”. Una scritta incisa con un punteruolo sul legno della cantoria di destra della Cattedrale di Cremona forse da un ignoto ammiratore, che aveva assistito al concerto tenuto dal “violinista del diavolo” al teatro Concordia nella primavera del 1818. Ma perché comunicare la propria ammirazione così, sul legno della più importante chiesa cremonese, proprio negli anni in cui l’artista genovese stava conquistando la sua fama di “maledetto”? Voleva certamente essere una provocazione: scrivere le lodi del violinista che aveva stretto un patto con il demonio manifestava una velleità decisamente anticlericale. Tutti conoscevano la vita avventurosa e dissoluta condotta dall'artista, che proprio in quegli anni iniziava a manifestare i sintomi della sifilide, che poi avrebbe iniziato a curare nel 1822 con continui viaggi tra Milano e Pavia. La stessa immagine di Paganini aveva qualcosa di diabolico: si diceva che avesse stipulato un patto con il diavolo per poter suonare in quel modo. L'associazione con il diavolo era aiutata dalla sua immagine: era scarno, a causa della sifilide e forse anche dell’aracnodattilia, che causava un allungamento spropositato delle dita. Vestiva quasi sempre interamente di nero. Il viso era cereo e gli occhi rientrati nelle orbite; aveva perso tutta la dentatura a causa del mercurio usato per curare la sifilide, e la bocca gli era così rientrata, mentre naso e mento si erano avvicinati.  Magro, un bacino esageratamente spigoloso, i capelli neri a ciocche e la sciarpa al collo, l'ampia fronte contrapposta alla parte inferiore del viso sorprendentemente corta, la tubercolosi che lo affliggeva, malattia collegata anticamente al vampirismo. Ce n'era abbastanza per alimentare il mito dell'artista maledetto.

Certo che Paganini a Cremona doveva essere di casa, non solo per il suo celebre “Cannone”, ma per la frequentazione che aveva con un altro violinista di valore, Carlo Bignami. Paganini ufficialmente venne a Cremona due volte, entrambe nel 1818. Qualche mese prima a Milano grazie ai buoni uffici del banchiere milanese Carlo Carli, il musicista aveva potuto acquistare dalla collezione del conte Cozio di Salabue un violino di Antonio Stradivari datato 1724. In una delle sue puntate a Cremona, probabilmente nel maggio 1818, Paganini aveva conosciuto Carlo Bignami, che allora aveva solo dieci anni, ed avrebbe dato il suo primo concerto solo l’anno dopo alla Società filarmonica cremonese, ricevendone in dono un violino attribuito ad A. Guarneri. Il 6 marzo 1836 Paganini, che lo stimava "il più grande violinista d’Italia", lo aveva chiamato a Parma per indurlo ad accettare il posto di "suo violinista", cioè di suo assistente.  Ma il contratto, stipulato il 12 marzo 1836, non andò a buon fine, sia percola di Bignami, desideroso di ottenere, col favore di Paganini, anche il posto di primo violinista dell'orchestra del Teatro Ducale di Parma, sia per lo stesso Paganini, che nel novembre 1835 aveva ideato e presentato alla duchessa Maria Luisa d'Asburgo un progetto di nuova organizzazione dell'orchestra parmense, alla cui direzione si lusingava di essere posto. Maria Luigia, forse ritenendo poco riguardoso nei confronti della sua suprema autorità l'indipendente atteggiamento di Paganini, non volle accettare Bignami. come primo violinista della sua orchestra senza un concorso, bandito il 9 aprile 1836. I rapporti si inasprirono al punto tale che lo stesso Paganini dopo qualche tempo lasciò Parma.


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