30 luglio 2021

Pulisce le piazze, sistema i monumenti, ripara le panchine. Giuseppe Storti, pensionato: "Il paese è casa mia, me ne prendo cura"

Il sindaco di Gerre de' Caprioli, Michel Marchi, lo ha ringraziato dicendo di lui: “Per fortuna le piccole comunità esprimono ancora persone così”. Persone come Giuseppe Storti, 74 anni, pensionato che nella sua vita ha fatto mille mestieri, dal cameriere sulle navi alla gestione di un autolavaggio, la sua ultima attività: senza chiedere niente in cambio, si occupa dell'arredo urbano pulendo piazze, sistemando monumenti, riparando panchine e molto altro. “Gerre, Cremona e le città in cui abitiamo, sono casa nostra, prendiamocene cura: è questo il messaggio che vorrei lanciare”.
Storti, nato a Milano ma da tempo trasferitosi in provincia dopo aver girato il mondo, attivista 5 Stelle della prima ora, ha cominciato a fare quello che fa due anni e mezzo fa. “Avevo sentito parlare di Mirco, un giovane volontario che raccoglieva i rifiuti abbandonati per strada o in riva al Po. Mi sono messo in contatto con lui e l'ho affiancato recuperando da allora, ogni mese, l'immondizia gettata lungo la tangenziale. All'inizio c'era di tutto, riempivamo camion interi. Non scherzo. Un paio di volte abbiamo anche colto sul fatto i trasgressori, a uno di loro abbiamo portato la spazzatura davanti alla sua abitazione con la scritta: “Per favore, smettila”. Ci ha ascoltato. Non solo lui: ora, a parte bottiglie di birra e - incredibile ma vero – mascherine anti Covid, le cose sono decisamente migliorate e ce ne andiamo con uno o due sacchi. Segno che non servono la minaccia di multe e le telecamere. La questione è un'altra; se un posto è sporco lo si sporcherà ancora di più; se, invece, è pulito lo si lascerà pulito. La gente ha imparato la lezione”.
Un'altra sua fonte di ispirazione è Retake Roma, un movimento spontaneo di cittadini che promuove la qualità e la vivibilità 'adottando' e occupandosi di quartieri o luoghi della capitale. “Realizzano interventi bellissimi”. Come quelli, su scala minore, che, lontano dai riflettori e in accordo con il Comune, realizza lui.
Uno dei primi è stato dipingere i 6 grossi dissuasori, che in precedenza erano grigi cubi di cemento, sul piazzale del Mento.
Tre mesi fa, è stata la volta dal monumento ai caduti della Prima Guerra mondiale, davanti al municipio di Gerre. “Era messo malissimo, ricoperto dall'erba. L'obiettivo era renderlo presentabile, Ho chiesto al sindaco il permesso di sostituire l'erba con sassolini bianchi. Venivo 3-4 ore il mattino: no, il pomeriggio no, perché faceva caldo. Ci ho impiegato una settimana”. Ora 'coloro - come è inciso sula statua - che abbatterono la tirannide austroungarica sacrificando l'esistenza per la maggior grandezza della patria” possono essere ricordati in una cornice degna del loro gesto.
Storti è un vulcano. Ha sistemato i giochi dei bambini nel parco pubblico e le due panchine in vicolo delle Robinie, un angolo in ombra dove la gente del posto si ritrova per godere di un po' di fresco. “Erano inguardabili, tutte ricoperte di muschio. Una decina di giorni fa, le ho portate e casa e mi sono messo all'opera con vernice e pennello. Ho tempo libero, mi diverto a impiegarlo in questo modo”. Si è sbizzarrito: una panchina è colorata di bianco, azzurro, verde, giallo e rosa; l'altra con il bianco e nero della tastiera di un pianoforte.
Il pensionato tuttofare ci ha preso gusto: il suo ultimo contributo è stato il rifacimento di altre tre panchine, quelle nei viali del centro sportivo. “In questo caso ho lavorato sul posto”. Lo muove un'idea: “La gente dovrebbe appassionarsi al proprio paese. I modi sono molteplici: chi fa cultura, chi volontariato e chi pulisce. Il tuo paese, la tua città dovrebbero essere come casa tua, dove ognuno fa la propria parte per tenerla in ordine”. Storti ha un rammarico. “E' una lotta difficile da portare avanti. Sono in molti che mi dicono 'bravo' ma nessuno, sinora, che abbia detto 'vengo a darti una mano'”. Ma, da solo o in compagnia, non si fermerà e continuerà ad essere una di quelle persone speciali “che per fortuna le piccole comunità ancora esprimono”.
 
Gilberto Bazoli


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