26 settembre 2021

Quell'autunno del 1957, quando a Cremona arrivò la terribile asiatica. Giovani a rischio, scuole chiuse e visite vietate in ospedale

L'ultima grande pandemia prima del Covid. Era il 1957 e la notizia circolava già dall'inizio dell'anno. Le autorità cinesi avevano informato che nel sud del paese si stava sviluppando un'epidemia provocata da un virus particolarmente aggressivo, l'H2N2 che, dopo aver colpito le anatre selvatiche, aveva fatto il salto di qualità contagiando la specie umana. Tuttavia fino ai primi di giugno, nonostante il morbo facesse strage di migliaia di persone nelle Filippine, Cina, Formosa, Cambogia, Indonesia, India e nelle numerose colonie britanniche, i giornali italiani continuarono a relegare la notizia nelle pagine interne, come se la cosa riguardasse solo quelle popolazioni lontane. Ci si limitava a seguire il contagio spostarsi dall’Asia all’Africa e al Sud America, raccontando «l’apprensione» delle autorità britanniche o la tranquillità di quelle olandesi, dove l’influenza era arrivata da una nave proveniente dall’Indonesia. Gli inglesi, dal canto loro, pur avendo già migliaia di bambini contagiati, giudicarono eccessivo l’allarme e si dissero certi che avrebbero debellato in poco tempo il virus. L’asiatica, che gli scienziati dicevano essere abbastanza simile alla tristemente nota “spagnola”, provocava un virulento attacco influenzale con febbre fino a 40°, emicranie da spaccare la testa, forti dolori muscolari e problemi intestinali per due o tre giorni. Se sopravvivevi, guarivi nel giro di una settimana o poco più.

E quando, all'inizio di agosto, l'epidemia scoppiò improvvisamente a Napoli, l’allarmismo non fu particolarmente pressante. Si iniziò a parlarne e a scriverne perché c’erano morti continuamente, si tenevano i bambini in casa, ma in sostanza il vivere quotidiano e le abitudini non furono stravolte perchè il Governo non sapeva bene come affrontare l’epidemia ed i medici, trattandosi di una influenza, davano semplicemente consigli su come comportarsi al fine di prevenire il contagio. D'altronde l'epidemia arrivava prima delle tradizionali influenze, in piena estate. A trasportare il virus furono soprattutto le centinaia di migliaia di soldati di leva, che tra licenze, permessi, esercitazioni e parate si muovevano da un capo all’altro del paese. Il primo focolaio venne localizzato al Quartier Generale delle Forze Armate del Sud Europa a Bagnoli, dove si ammalarono oltre trecento militari, ma nel giro di pochi giorni un terzo della popolazione di Napoli era ammalata. Dal Sud il contagio arrivò ben presto a Milano, portato, si dice, all'interno della casa di rieducazione “Cesare Beccaria” di Arese poco dopo Ferragosto da un giovane ricoverato di ritorno da una licenza a Mestre: l'epidemia colpì 130 dei circa duecento ospiti e l'istituto venne isolato.

A portare l'asiatica a Cremona furono agli inizi di settembre tredici reclute della caserma Col di Lana, che furono immediatamente isolate. Il quotidiano locale si affrettò a tranquillizzare la popolazione: “A questo proposito dobbiamo dire che nella popolazione cremonese nessun caso di 'asiatica' è stato sino ad ora registrato, ma solo casi di influenza da raffreddamento, per cui non vi è alcun motivo di allarme. Anche nel reclusorio di Pizzighettone si sono registrati quattro casi di influenza tra i reclusi, ma il virus non è stato ancora definito; tuttavia le pronte misure cautelative poste in opera dal Medico Provinciale, assieme ai dirigenti del reclusorio, hanno fatto sì che la popolazione di Pizzighettone non abbia sino ad ora fatto registrare alcun caso di 'asiatica'”. E le misure per contrastare l'avanzata del virus erano sempre le solite: “Alimentazione sana e sufficiente sia dal lato quantitativo che qualitativo (verdure e frutta contenente sali e vitamine; carni, latte, ecc. contenenti proteine pregiate) evitando ogni accesso; evitare l'abuso degli alcolici, del caffè e del tabacco; vita all'aperto per quanto possibile evitando però raffreddamenti, l'esposizione eccessiva al sole ed ogni strapazzo fisico; riposare almeno otto ore al giorno dalle 22-23 alle 6-7 (evitare i locali chiusi ed affollati); riguardarsi e curare anche semplici raffreddamenti, manifestazioni reumatiche e disturbi gastro-intestinali che possono diminuire le resistenze organiche e predisporre al contagio; molto utile la somministrazione di vitamina C ad alte dosi. Per le comunità di vecchi e bambini tale vitamina potrà essere richiesta all'Ufficio Igiene del Comune. Si raccomanda ai gestori di cinematografi ed altri locali pubblici, ai dirigenti dei servizi di pubblico trasporto ed a ogni responsabile di comunità, una frequente pulizia dei locali con periodiche disinfezioni”.

Ma nel frattempo un altro focolaio era divampato nelle colonie marine di Marina di Massa, colpendo ben 1500 bambini. Tra questi i 160 piccoli ospiti della colonia viadanese “Luigi Cantoni”, 65 dei quali furono contagiati dall'asiatica. I restanti, ritenuti sani, furono fatti rientrare in tutta fretta nei paesi di provenienza, consegnando ad ogni famiglia una lettera dell'Ufficio di igiene che spiegava i motivi della conclusione anticipata del soggiorno marino. Ma qualche giorno dopo iniziarono a manifestare i sintomi del contagio i piccoli dell'intero distretto viadanese, comprendente Dosolo, Pomponesco e Sabbioneta.

Il 24 settembre l'Italia deve iniziare a fare i conti drammaticamente con la nuova epidemia: viene posto in isolamento l'ospedale romano del Bambin Gesù in seguito alla morte di una giovane infermiera addetta all'assistenza dei bambini ammalati. Il referto dell'autopsia parla di “broncopolmonite bilaterale conseguenza dell'asiatica”. All'ospedale militare del Celio muore una giovane recluta, altri decedono allo Spallanzani. Da più parti vengono richiesti provvedimenti di emergenza, mentre l'Ufficio di igiene della capitale si limita a suggerire di non frequentare i locali pubblici ed a non servirsi dei mezzi di trasporto. Manca ovunque il vaccino, che viene riservato ai medici ed al personale sanitario. Si vocifera di un preparato sottoposto all'approvazione dell'Istituto Superiore di Sanità da parte di un noto istituto sierologico, costituito da un vaccino antinfluenzale associato ad antibiotici e sulfamidici da somministrarsi per via nasale nelle fasi iniziali di tutte le influenze, ma intanto si registra a Milano il decesso di una bambina di 13 anni, ospite dell'Istituto Giulio Salvadori per le figlie dei carcerati, all'interno del quale si registrano altri quaranta casi di “asiatica”. Il virus dilaga tra i militari del V CAR di Albenga in provincia di Savona, con oltre 500 ammalati, altri 30 casi si registrano nelle comunità religiose dell'Istituto Santa Maria di Laigueglia e nel noviziato del Sacro Suore di Albissola Superiore.

Inizia a diffondersi la paura, costringendo per la prima volta la Prefettura ad intervenire con un proprio comunicato che, tra le righe dei toni volutamente tranquillizzanti, lascia intuire la preoccupazione. Al 25 settembre i contagiati dal virus sono nel Cremonese 298, di cui 22 nel capoluogo e gli altri suddivisi in 24 comuni. “Poichè il decorso clinico della malattia è di norma molto breve – afferma la Prefettura – si presume che il numero dei casi di malattia in atto al momento debba essere di molto inferiore alla cifra globale segnalata. D'altra parte il decorso clinico è tuttora benigno non sono stati finora registrati eccessi ascrivibili ad influenza. I controlli effettuati nella Provincia ed il risultato delle estese indagini condotte dall'Ufficio d'Igiene di Cremona consentono di confermare che la tendenza alla diffusione della malattia è piuttosto scarsa e che mancano esplosioni a carattere collettivo nelle comunità. Dal 13 corr. è in distribuzione il vaccino antinfluenzale in rapporto alle richieste ed alle assegnazioni pervenute dalla amministrazione sanitaria centrale. Al momento, pertanto, la situazione può essere considerata con tranquillità e senza eccessiva preoccupazione”.

Ma l'asiatica non è una semplice influenza, e verso metà ottobre la situazione si complica, anche se le autorità si affrettano a sostenere che “il decorso è sempre benigno”. Se da un lato si continua a sostenere che a Milano, con 886 casi, la situazione sanitaria “è assolutamente tranquillizzante”e l'epidemia è “straordinariamente lieve”, a Ragusa i casi sono 1500 con le prime vittime, a Trapani è ammalata mezza città, duemila i casi a Catania, tremila a Monopoli. A Trento, Pavia, Cuneo e Torino le scuole restano chiuse. I militari ammalati, secondo i dati del Ministero della Difesa sono 60 mila dall'inizio dell'epidemia, di cui 53 mila guariti ed altri 7 mila ancora degenti..

Finalmente anche a Cremona qualcosa si muove, con notevole ritardo. Dopo aver negato qualsiasi epidemia, il Provveditorato, la sera del 30 settembre decide che le scuole non apriranno il giorno dopo, rinviando tutto al 10 ottobre, “malgrado l'attuale andamento benigno dell'epidemia influenzale e il decorso clinico della malattia in generale benigno”, che però “potrebbe determinare una sensibile e difficilmente controllabile diffusione della malattia”. A Crema l'Ospedale maggiore sospende dal 12 ottobre le visite dei parenti ai ricoverati per l'asiatica, a causa del diffondersi del virus.

A Bergamo i casi di “asiatica” sono ormai più di 1500, nelle scuole che hanno ripreso le lezioni metà degli alunni sono assenti e si registrano le prime tre vittime, decedute per complicazioni alle vie respiratorie. Altri due morti si registrano a Genova, a Trieste dove, stando alle autorità “l'epidemia non presenta caratteri di particolare gravità” vengono denunciati 4041 casi di cui 2442 tra la popolazione civile e 870 nei campi di raccolta dei profughi istriani, mentre viene definita “eccezionale”la diffusione del virus nella vicina Grado. A Piacenza si decide di tenere le scuole chiuse.

Notizie drammatiche arrivano dalla Sicilia, dove i contagiati sono ufficialmente circa 50.000, di cui 27.652 nella sola provincia di Palermo, ma in realtà sarebbero intorno ai 200 mila. L'epidemia non sembra abbandonare il Nord Italia, al punto che si vocifera della possibilità di distribuire seimila dosi di vaccino generico al costo di 720 lire la dose. In realtà un vaccino contro l'asiatica non esiste ancora: è stato solo presentato all'approvazione delle autorità sanitarie un prototipo messo a punto da un istituto sieroterapico nazionale i cui tempi di sperimentazione, però, richiederanno ancora del tempo quando invece sembra che i focolai si stiano moltiplicando sempre di più nel Settentrione. Sembra però che l'Alto Commissariato per la Sanità sia intenzionato ad accettare la proposta di una società olandese per l'invio in Italia di centomila dose di un vaccino specifico entro un mese e di altre duecentomila entro sessanta giorni. Nel frattempo il bollettino di guerra dell'asiatica si aggrava: le vittime dell'influenza salgono a due a Treviglio, con il decesso un giovane studente che costringe a posticipare nuovamente la riapertura delle scuole già decisa. Anche Merano, che fino a questo momento sembra non sia stata toccata dall'epidemia, registra improvvisamente una recrudescenza del morbo, che colpisce il 60 per cento degli studenti. Sette decessi si registrano a Torino, dove ogni giorno vi sono circa 5000 chiamate agli ambulatori ed ai medici privati, ed ormai sono oltre ventiduemila gli ammalati a Catania. Quando ormai la situazione sembra sfuggire di mano, ecco che l'aumento dei contagi si stabilizza, fino ad affievolirsi con i primi mesi del 1958.

Nonostante le autorità abbiano sempre trattato la pandemia senza allarmismi e, a volte, persino con leggerezza, atteggiamento giustificato dal fatto che, a differenza del nuovo coronavirus, l’influenza asiatica era effettivamente “solo” un’influenza, l'asiatica non fu per nulla “benigna”. Secondo stime successive, l’asiatica contagiò tra il 10 per cento e un terzo dell’intera popolazione mondiale. In Italia contrasse la malattia un italiano su due, 26 milioni di persone, tra cui l’85 per cento della popolazione tra i 6 e i 14 anni. Con una mortalità stimata inferiore allo 0,2 per cento (cioè 0,2 morti ogni cento persone contagiate), l’influenza asiatica era comunque ben più pericolosa di una normale influenza stagionale, che ha una mortalità in genere dello 0,01 per cento e solitamente viene contratta dal 10-15 per cento della popolazione. In Italia, le morti causate dall’asiatica furono stimate in circa 30 mila.

Fabrizio Loffi


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti