25 settembre 2021

Settant'anni fa la prima cremonese curata con la streptomicina americana. Straordinaria gara di solidarietà di tutta la provincia

La streptomicina è stato uno dei primi antibiotici usati nella lotta alla tubercolosi, isolato per la prima volta in America nel 1944, in piena guerra mondiale. La fabbricazione industriale iniziò due anni dopo, nel 1946, ma in Italia restò un miraggio fino al 1947. Nel 1946-47 il ritmo di produzione fu di circa 100 chilogrammi al mese ed il prezzo era molto elevato. Nel luglio del 1947, per interessamento del direttore della Clinica pediatrica dell'Università di Parma Alessandro Laurinsich, l'Alto commissariato per la Sanità, pur essendo le scorte italiane ancora molto scarse e totalmente dipendenti dalle forniture d'Oltreoceano, concesse un piccolo quantitativo del miracoloso antibiotico alla clinica parmense, accendendo le speranze dei tanti malati di tbc. Quella che vogliamo raccontarvi è una di queste storie che, settant'anni fa, ebbe protagonista il primo cremonese curato con questo farmaco grazie ad una straordinaria gara di solidarietà che coinvolse tutta la provincia.

Il 27 agosto 1947 era approdata al porto di Genova la prima nave carica di rifornimenti proveniente dagli Stati Uniti, tra cui le preziose fiale di streptomicina e penicillina, e veniva annunciato l'arrivo del piroscafo Extavia che avrebbe trasportato altre tremila fiale di streptomicina e 40 miliardi di unità di penicillina che il governo italiano avrebbe ricevuto a titolo gratuito nell'ambito del programma di aiuti AUSA. Alla vigilia di Natale le navi americane arrivate in Italia erano già duecento, ed avevano trasportato 418.000 tonnellate di grano e farina, 1.345.000 tonnellate di carbone, 9000 tonnellate di generi alimentari e 16.000 grammi streptomicina. E nella biblioteca del nostro ospedale maggiore lo stesso professor Laurensich poteva illustrare nel corso di una conferenza scientifica davanti a tutti medici della provincia le applicazioni pratiche del nuovo antibiotico nella lotta alla tbc.

Mentre nel porto di Genova si susseguono senza sosta gli sbarchi delle navi americane all'Ospedale di Cremona viene ricoverata d'urgenza verso la fine di marzo una ragazza di sedici anni: si chiama Liliana Bestetti, figlia di una dipendente dell'Eam. Sembra trattarsi del decorso di una comune malattia, ma si scopre che la giovane ha contratto una grave forma di meningite tubercolare. Sembra sia condannata, ma i medici riaccendono la speranza della madre. Esiste una medicina forse in grado di salvare Liliana, è la streptomicina, che in casi analoghi ha già dato risultati sorprendenti. Ma il farmaco è molto caro e la madre non è in grado di sostenere da sola la spesa necessaria. Viene lanciato un appello sul giornale “La Provincia” per trovare la cifra necessaria all'acquisto immediato di alcune fiale. Il primo che si presenta con mille lire è il parroco della Cattedrale, monsignor Carlo Boccazzi: A partire da lui inizia una gara di solidarietà sorprendente, se solo pensiamo alle condizioni economiche in cui si trovava la provincia nell'immediato dopoguerra. In breve vengono raccolte centomila lire.

La prima fiala viene recuperata il 1 aprile e offerta dai farmacisti Bersellini, Pettenati, Mola e Leggeri al padre della ragazza che a sua volta consegna il prezioso farmaco al dottor Bongiovanni, che ha in cura la ragazza. Per tutta la giornata si susseguono gli arrivi di gente che vuol donare qualcosa: “Bambini che porgevano le loro duecento lire e dichiaravano di voler celare il nome dietro la tradizionale sigla 'N.N.', enti, ed associazioni che inviavano la loro offerta cospicua, poveri popolani ed appartenenti a famiglie cospicue che offrivano l'obolo, proporzionato alle loro possibilità. Alla sera alla mamma di Liliana, che piangeva di gioia, avevamo la grande soddisfazione di versare la somma raccolta in questa prima giornata: Ripetiamo: centomila lire. E' stato per noi motivo di gioia e di orgoglio vedere la meravigliosa risposta dai nostri lettori. Lanciando la sottoscrizione, eravamo sicuri della loro adesione, perchè conosciamo il gran cuore dei cremonesi; ma non avremmo mai ritenuto di poter raccogliere, in un giorno solo, una cifra tanto cospicua”. Ma purtroppo servono ben 500.000 lire per effettuare una cura completa: una fiala da un grammo di streptomicina costa 5.200 lire e ce ne vorrebbero almeno novanta. Bisogna fare alla svelta, il tempo stringe per salvare la piccola Liliana.

Dopo le prime iniezioni, peraltro, le condizioni di Liliana sembrano migliorare: si sono attenuati un poco i dolori lancinanti e la giovane ammalata sembra un po' più sollevata, anche se permane una certa preoccupazione. Infatti, scrive il giornale :”Pare anche che la cura debba essere continuativa. Una brevissima sospensione, e non soltanto quel che è stato fatto è annullato, ma le iniezioni fatte in epoche successive, non danno più nessun risultato. Da qui la necessità della sicurezza all'inizio della cura, di potersi provvedere di tutta la streptomicina necessaria per un intervento completo. Ma a Liliana, non mancherà la streptomicina. Anche ieri, è stato un commovente affluire di offerenti, alla nostra amministrazione. Anche ieri, alla chiusura dei conti, si è visto che erano state raccolte altre centomila lire, che, come quelle di ieri l'altro, sono state subito versate alla famiglia della giovinetta ammalata. La quale, informata dai suoi del meraviglioso impeto della cittadinanza che con le sue offerte vuole soccorrerla, ha pianto”. E il giornale, nella speranza di raccogliere la cifra restante, pubblica per la prima volta la foto della ragazza, coi lunghi capelli scuri ed un sorriso appena accennato.

La ragazza continua a migliorare. Tra le offerte alla redazione giunge anche la letterina di un bambino di sette anni: “Cara bambina, ti ho già fatto ieri un'offerta coi miei fratellini, ma oggi ti porto queste 500 lire che mi ero messo via per comperarmi un'automobilina. Così portai guarire e ritornare a giocare anche tu, perchè malati si sta proprio male. Presto faccio la mia prima Comunione e pregherò per te. Guarisci presto, così la tua mamma non piangerà più. Ricordo che anche la mia mamma piangeva sempre e tanto quando anch'io fui tanto malato perchè mi feci male alla testa, cadendo. Addio, cara Liliana. Quando sarai guarita, ricordati di me, che sono Mario La Polla”.

Nel frattempo il 3 aprile vengono raccolte altre 200 mila lire e l'obiettivo è sempre più vicino. La ragazza riceve la vista di monsignor Carlo Boccazzi, che racconta di averla trovata migliorata e lucida, e la speranza di una guarigione si rafforza anche nei medici. Il 5 aprile alle 17 viene chiusa la sottoscrizione in quanto viene raggiunta la cifra necessaria: tra le offerte giunte spicca quella degli ospiti polacchi del campo profughi allestito nella caserma Pagliari, reduci dai campi di concentramento tedeschi e tre fiale di streptomicina donate dal dottor Dino Soavi di Corte de' Frati. Liliana, dunque, migliora, anche se i medici non sciolgono ancora la prognosi, in quanto la meningite tubercolare, almeno sino a quel momento, era ritenuta una malattia quasi sempre mortale, nonostante la streptomicina si sia dimostrata in grado di operare guarigioni che hanno del miracoloso. La vicenda di Liliana ha però dimostrato quanto sia necessario dotarsi di una certa disponibilità del nuovo antibiotico, senza dove ricorrere ogni volta che se ne prospetti la necessità alla generosità popolare. Ecco allora che nasce la proposta di costituire un fondo speciale con cui garantire la fornitura delle provvidenziali fialette, sia perchè Liliana possa continuare la cura, sia per tutti quanti ne avessero la necessità. Qualche fiala è posseduta dall'ospedale, qualche altra è in dotazione agli uffici sanitari incaricati della distribuzione, ma se solo si ammalassero tre o quattro persone contemporaneamente sarebbe del tutto impossibile curarle e potrebbe accadere quanto successo con la penicillina che, seppur ormai disponibile a prezzi ragionevoli, resta tuttavia irraggiungibile per le famiglie prive di mezzi per curarsi. La sottoscrizione permanente potrebbe quindi garantire una certa disponibilità di streptomicina anche per i più poveri.

Questo fondo - osserva il giornale – potrebbe eventualmente, essere amministrato dal Comune o dall'ente comunale di assistenza o dall'ospedale. In casi di comprovata necessità e di reale urgenza, i sanitari saprebbero dove rivolgersi”.

Nel frattempo l'Alto Commissariato per l'igiene e la sanità pubblica assegna alla Prefettura di Cremona una discreta fornitura del farmaco, da prescriversi a pagamento. Gli interessati dovranno presentare al medico provinciale un certificato dove sia specificata la malattia ed il quantitativo del farmaco eventualmente necessario. Viene data precedenza alla meningite tubercolare, alla miliare generalizzata acuta e alla laringite tubercolare con fenomeni disfagici. Il prezzo di vendita al pubblico viene fissato in 4000 lire al grammo, cui bisogna aggiungere l'imposta sull'entrata ed un sovrapprezzo di 20 lire per spese di distribuzione, per un totale di 4.180 lire a fiala. Il versamento del relativo importo va effettuato all'Ufficio medico provinciale, mediante vaglia della Banca d'Italia, intestato alla Prefettura di Cremona ed il flacone vuoto va restituito. Il fondo destinato all'acquisto di streptomicina compare nello spazio della “Buona usanza”del giornale.

Bisogna attendere la fine di maggio perchè venga istituito presso l'Ufficio Sanitario provinciale della Prefettura di Milano un primo centro regionale gratuito per la streptomicina AUSA, con centri di cura limitati in rapporto alla disponibilità del farmaco ad alcuni ospedali con pochi posti letto per ogni provincia. Le proposte di ricovero a Cremona vengono vagliate dal Consorzio Provinciale Antitubercolare che si fa carico di disciplinare l'ammissione alle sole forme che possono realmente trarne vantaggio. Un nuovo quantitativo di medicinale viene assegnato ancora a luglio, mentre a Castelleone si apre una nuova sottoscrizione di offerte per curare un reduce, Giuseppe Fusari, decorato con croce di guerra al merito.

Verso la fine di agosto il prezzo della streptomicina viene ridotto a 1480 lire il grammo, ed agli inizi di settembre, per iniziativa del presidente Ferragni, per la prima volta vengono messi a disposizione sei letti dell'ospedale maggiore di Cremona per i pazienti affetti da tubercolosi curabili con la streptomicina. Fino a quel momento, infatti, il commissario per la sanità inviava 80 grammi al giorno dell'antibiotico, destinato ad altrettanti malati dell'ospedale di Milano, con la prescrizione che il nosocomio ospitasse anche tubercolotici provenienti dalle province limitrofe in proporzione al numero degli abitanti. Ma le richieste erano talmente tante che solo i milanesi potevano essere curati, e solo un cremonese, dopo insistenti pressioni era stato accolto. In seguito alle insistente di Ferragni vengono assegnati dieci grammi al giorno di streptomicina alla provincia di Cremona, sei dei quali destinati all'ospedale maggiore con l'obbligo di accogliere anche i pazienti di Casalmaggiore, e 4 a Crema che dovrebbe curare anche i malati di Soresina. Altre 200 fiale al mese vengono concesse ai malati indigenti bisognosi di cure, cento delle quali all'ospedale, che così può garantire la cura a tre malati al mese.

C'è però chi diffida della streptomicina e preferisce affidarsi alle cure della Madonna di Lourdes: è una bionda ragazza di ventotto anni di Casalmaggiore, Gina Cagnolati, ammalata da anni di polmonite bilaterale. Nel 1947 aveva deciso di andare a Lourdes in pellegrinaggio, si era immersa nella piscina, aveva pregato, ma non era successo nulla ed era tornata a casa ammalata come prima. “Ne ero sicura – racconta al giornale – Perchè ho sentito che non ero preparata, che non sapevo pregare con fervore. Mi ci voleva un altro periodo di raccoglimento e di attesa”. Ma dopo un mese dal ritorno la tubercolosi aveva avuto uno sviluppo repentino ed il medico, il dottor Fontana, aveva diagnosticato una laringite specifica. Ormai la sua voce era diventata impercettibile e la ragazza si chiudeva in casa per la vergogna. Il medico aveva consigliato una cura con la streptomicina: “Io non ho voluto fare l'esperimento. La streptomicina sarà un'ottima cosa, ma io ho più fede nella Madonna”. Si era dunque iscritta al pellegrinaggio quando non poteva più deglutire.

Nel gruppo c'era anche un altro cremonese ammalato, un barelliere pure cremonese, il dottor Plevani e monsignor Tadini. Gina aveva indossato l'accappatoio, recitato l'atto di contrizione e si era immersa nelle acque gelide della piscina, Niente. Mercoledì 11 agosto 1948, alle 16,30, assiste inginocchiata al passaggio del Santissimo, il piviale del sacerdote quasi la sfiora, Gina fissa intensamente la particola ma non trova le parole per recitare un'invocazione. Poi il sacerdote sale la gradinata del tempio, alza l'ostensorio alla vista dei fedeli ed impartisce la benedizione. “In quell'attimo – racconta Gina - io sentii l'impulso della preghiera. Pensino, non ho saputo nemmeno parlare in italiano...Ho pregato in dialetto. Ma la Madonna non se l'è presa a male...Ho detto «Madonna! Signore! Fatemi tornare la voce!. Ho sentito una intensa agitazione, poi dentro il petto, si è come prodotto qualcosa. E io, quasi inconscia di quel che era avvenuto in quell'attimo felice, ho unito, a quelle degli altri che cantavano un inno, la mia voce. La mia voce! Tale e quale quella di prima, quella di un anno fa...Ci avevano raccomandato: «Se accade qualcosa di lieto, per rispetto al Santissimo, non dite nulla, non fate nulla: attendete che il sacerdote si sia ritirato». Io ho obbedito. Solo quando tutti si stavano alzando, mi sono rivolta a una assistente che mi era vicina: «Sorella, io parlo!».

L'abate mitrato di Casalmaggiore, monsignor Temistocle Marini, non si sbilancia e si limita a dire: “Era un soffio quasi impercettibile. L'ho vista quando è tornata. Ieri sera. Mi ha parlato. Sono rimasto stupito”.

 

Fabrizio Loffi


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti