18 gennaio 2022

Perché offendere una piazza in questo modo? Il green non può essere solo ideologia

Sono basita!. A scempi, a manomissioni, a devastazioni del patrimonio culturale della Città siamo abituati, ma l’arredo urbano mai aveva preso come modello un distributore di carburanti. 

Ma che dico! Certamente io manco del necessario intelletto per comprendere i “tempi nuovi”! Mi scuso se mi sono distratta così da non capire quale grande lungimiranza abbia mosso i nostri amministratori a realizzare la nuova “stazione di rifornimento” per la ricarica elettrica delle vetture:  è per sua intrinseca finalità una “stazione ecologica”. Mi scuso sin da ora se l’espressione “stazione ecologica” da me usata può apparire equivoca, ma è mia precisa intenzione far riferimento ad un complesso che si configura come sosta temporanea di veicoli, spazio attrezzato con impianti fissi necessari allo scopo di erogare elettricità e quindi, in riferimento a ciò, doverosamente appellato “ecologico”. Al momento non ho un termine che meglio identifichi il manufatto eretto a divisione del piazzale. Un tale apparato è indubbiamente segno del green: è in nome del Piano nazionale di ripresa e resilienza che è stato eretto come una sorta di muro che separa palazzo Cittanova dalla chiesa di S. Agata. Per altro, siamo tutti al corrente che questo è il tempo di edificare barriere. Poco importa come vengano realizzate e quale sia il loro scopo. L’importante è non essere da meno dei grandi della terra. Non vorremo proprio noi cremonesi non essere capaci di emularli?. Quasi quasi mi metto l’animo in pace, anzi mi ravvedo. 

  Ma, se percorro il lato prospiciente la chiesa, mi accorgo della difficoltà nel vedere palazzo Cittanova. A malapena intravvedo il porticato. Se sollevo lo sguardo vedo i suoi archi come fossero sospesi in un irreale quanto disarmonico affaccio, quasi facessero capolino come meri indizi di un passato. Sembrano lacerti, quasi tracce archeologiche salvatesi dall’azione distruttrice dell’uomo. Eppure il Cittanova è testimone di ben altro.  Non si vuole qui rammentare la storia dell’edificazione del palazzo, forse però è, per lo meno, doveroso fare memoria dell’identità storico-culturale della Città. Cremona è segnata da quegli eventi socio-politici che hanno portato i cittadini a creare uno spazio architettonico di tale maestosità in competizione ed in opposizione al Comune. Il palazzo è segno concreto di un’imprenditorialità cittadina che non voleva sottostare al potere rappresentato dai notabili. Difficile è declinare il termine democrazia in contesti storici così diversi da noi, ma il Cittanova è segno di una comunità che ha saputo rendersi indipendente. 

Un tale edificio, realizzato con tali scopi, richiedeva di emulare il Comune non solo nello stile e nella sua grandiosità e magnificenza, ma nel suo affaccio su un edificio religioso di  altrettanto grande prestigio quale quello del Duomo. La chiesa di S. Agata ben rispondeva a questa esigenza. Non a caso  la chiesa custodiva la preziosa tavola di S. Agata, recentemente trasferita nel museo diocesano. Neppure a caso la chiesa di S. Agata per lungo tempo ha avuto il titolo di “chiesa mitrata” in quanto riconosciuta proprietà della Sede Apostolica. Non si trattava di un riconoscimento solo onorifico, ma tale riconoscimento le consentiva un’autonomia giuridica.   S. Agata  si confrontava direttamente con il Papato e non con la chiesa locale. 

Ebbene i due edifici, che si fronteggiavano, erano uniti da un importante piazzale, non certo meno  apprezzabile della piazza del Duomo. 

È proprio questa unità ad essere stata sfregiata. Urbanisticamente ha perso la sua “aura”, è devastata da un’interruzione incongrua rispetto alla sua identità storico-ambientale. Lo spazio urbano, così offeso, è stato consegnato ad una funzione d’uso che avrebbe potuto trovare collocazione in spazi più idonei.

Si invoca per Cremona una crescita turistica, ma come è possibile ottenere qualche risultato in tal senso quando la città è violata nei segni della sua tradizione proprio in un luogo che profondamente la caratterizza?.  

Sembra che il Cittanova, la chiesa di S. Agata e il piazzale paghino un  pesante tributo alla nemesi storica nei confronti del Comune. Ci si chiede perché offendere questo luogo con tanto accanimento. Il genius loci  non è solo un paesaggio naturale, ma è anche un paesaggio urbano. Il tanto invocato “vincolo del centro storico” perché tarda a venire?. Perché città come Mantova e Parma sono salvaguardate da una politica urbanistica  e non lo è Cremona?. Perché una voluntas moriendi aleggia sulla nostra Città?

Se a queste domande non si riescono a dare risposte adeguate e soprattutto se non si riescono ad innescare processi che contrastino scelte prive di una coerenza culturale con la realtà cittadina, forse rivolgesi a S. Agata, protettrice della Città nelle gravi calamità, come sempre hanno fatto i nostri padri, potrebbe permetterci di riflettere e recuperare il senso civico e quell’onestà intellettuale per cui non ci si permetta più di giustificare scelte grey in nome del green. La bellezza della città non può essere sottoposta a false ideologie quali quelle di un’esibizione di un’acquisita mentalità ecologica. L’ecologia è ben altra cosa. Qualcuno ce lo ha insegnato. 

Anna L. Maramotti Politi


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commenti


Pasquino

18 gennaio 2022 22:27

Degna piazza ridotta a simbolo dello sfacelo della città grazie ad una schiera di incapaci pieni della loro supponenza che la governano da anni

Anna L. Maramotti

19 gennaio 2022 22:32

Temo proprio che ai posteri lasceremo in eredità solo i segni dello sfacelo. Per questo ritengo doveroso, per lo meno, lasciare una traccia di un'opposizione. Grazie del suo commento estremamente pregnante

François

19 gennaio 2022 12:13

Non so gentile Signora, sempre garbata e puntuale nei suoi interventi, se sia convinta d'avere una controparte degna; io ho, invece, la netta sensazione che i destinatari dei suoi interventi non siano neppure in grado di capire il messaggio che lei educatamente fa loro pervenire. Il problema non è politico, ma culturale: questi amministratori sono come certi studenti che ripresi dai loro insegnanti si trincerano dietro l'affermazione che il professore ce l'ha "su" con loro.

Anna. L. Maramotti

19 gennaio 2022 22:41

Gentilissima Signora,
temo che Lei abbia ragione. Non abbiamo in comune nemmeno il linguaggio, come potremmo condividere i valori? Il problema è veramente culturale . Riprendendo Shakespeare quelli sono certamente uomini d'onore, ma il problema sussiste: che cos'è l'onore?

Luca Burgazzi

20 gennaio 2022 14:02

Gentilissime, in realtà leggo sempre con attenzione i vostri interventi e ne riconosco il valore umano ed intellettuale. Non sempre li condivido, ma non per questo credo di non condividerne il linguaggio o essere affetto da una qualche forma di incapacità di capire quanto scritto. Quello che spiace non è tanto la diversità delle opinioni, quanto il livello di considerazione delle opinioni altrui. Recentemente ci siamo confrontati in convegni e mi pare di aver notato una certa condivisione anche di valori. Siamo tutti eterni studenti o almeno a me piace pensarlo perchè l'insegnamento non è mai a senso unico.
Rispetto al caso specifico di questa piazza concordo che quelle cabine sono una bruttura e cercheremo di capire come rimediare, ben sapendo che la legislazione non aiuta in termini di prevenzione, ma ci si ritrova molto spesso ad agire solo dopo. Questo non significa incuranza o ignoranza, tutt'altro. Faccio solamente memoria che proprio quel Palazzo è stato recentemente candidato per un bando di riqualificazione ed è sotto questa amministrazione che si sono recuperati immobili da tempo abbandonati: Palazzo Grasselli, Parco dei Monasteri, area Frazzi, Palazzo Radaelli e Vecchio Ospedale per fare solo qualche esempio. A cui aggiungo una rimozione faticosa di auto nel cortile del Museo archeologico (operazione tutt'altro che semplice, credetemi) Tutto risolto quindi? Per nulla! Occorre vigilare costantemente con lucidità e perseveranza nella cura del nostro Patrimonio Culturale; certo è che molte questioni emergono solo oggi perchè è da anni che manca questa attenzione, (anche e soprattutto nell'opinione pubblica) ma proprio per questo occorre che tutti ne siano consapevoli. Augurandomi di leggere presto altri vostri interventi, porgo i miei più cordiali saluti.
Luca Burgazzi

Marcus

21 gennaio 2022 09:49

Comprendo le difficoltà di argomentazione. Di solito prima si pensa (si progetta, nel caso specifico...) e poi si agisce. Qui, a Cremona, avviene ormai spesso il contrario: prima si agisce (centraline sul Battistero, centraline sulla piazza del Cittanova...) e poi, se qualcuno fa rilevare le criticità si corre ai ripari. E' dunque questa la strategia? Per quanto riguarda il Museo Archeologico, le auto sono ancora parcheggiate nel cortile interno... basta fare una passeggiata per rendersene conto... ma evidentemente l'Assessore non transita spesso da quelle parti...
Ultima considerazione. Se il Palazzo Cittanova è stato candidato al bando di riqualificazione, non necessariamente lo dobbiamo prima "devastare" per poter ottenere finanziamenti per "riqualificarlo..."

Luca Burgazzi

21 gennaio 2022 14:02

Carissimo "Marcus", è proprio qui il punto.
Molto spesso, ed è quello che ho detto, accade che non vi è una richiesta di posa in essere di tali colonnine se non dopo averlo fatto. Da qui il tema della difficoltà ad inseguire il tutto. Rispetto all'Archeologico le assicuro che passo spesso (anche perchè in questo comparto sono stati fatti dei lavori di sistemazione del cortile e ripulitura dall'amianto dei tetti), ed è un continuo chiamare i vigili per far rispettare il divieto, fatto salvo le macchine autorizzate (5) in capo alla scuola. E tale cosa succedeva nel cortile della Pinacoteca, con l'unica soluzione di tenere chiuso il cancello e ripristinare il solo ingresso in portineria. Da qui il tema della sensibilizzazione continua e necessaria da affrontare. Infine per tornare a Palazzo Cittanova: il palazzo non è stato devastato, ma necessita di una manutenzione straordinaria per garantirne l'apertura in sicurezza. Ripeto non è un nascondere le difficoltà, ma provare a dare risposta sempre che ci sia la volontà di confrontarsi.

Patrizia signorini

19 gennaio 2022 15:03

Come sempre i suoi interventi si distinguono per educazione e conoscenza. Non senza molta amarezza rilevo l'indifferenza nella quale si smontano tasselli piccoli e grandi che per secoli hanno composto il mosaico vitale della nostra identità. Titoli e lauree non garantiscono nè etica nè visione nè dignità: ne abbiamo fin troppe prove. Lo sfregio continuo alle nostre città e ai nostri costumi impoverisce giorno dopo giorno quello che siamo e che abbiamo costruito in secoli di storia. C'è questo dietro ad opere prive di senso o all'indifferenza con cui si passa oltre. Il solo vedere questi sciagurati interventi pesa molto di più della loro bruttezza.

Anna L. Maramotti

19 gennaio 2022 22:47

E' proprio vero: è assistere alla distruzione della nostra Città che fa male al cuore. Oltre sentirci impotenti, si è consapevoli che nessuno ci restituirà quello che stanno distruggendo. Fortunatamente non siamo soli e forse qualche spazio per salvaguardare la nostra Città lo posiamo assieme individuare. Grazie

Vittorio Foderaro

19 gennaio 2022 15:36

La piazza per ritrovarsi, la grande aula per riunirsi e decidere insieme, la chiesa per l'Eterno. Ma dove sono io? In coda a ricaricar le batterie. Un'altra civiltà.

Anna L. Maramotti

19 gennaio 2022 22:49

Nessuna sintesi è più azzeccata!

michele de crecchio

19 gennaio 2022 23:34

Ben detto, anzi, ben scritto!

michele de crecchio

19 gennaio 2022 23:31

L' ottima Anna Maramotti opportunamente ricorda la "mitra" vescovile che i parroci di Sant'Agata hanno il diritto di portare a ricordo dell'importanza storica di tale chiesa. Non a caso il perimetro del nostro centro storico ricorda la forma geometrica dell'ovale che, come noto, si costruisce a partire da due centri, riconoscibili, l'uno nella piazza del Duomo e l'altro appunto, nella così inopportunamente mortificata piazza Sant'Agata.

Pierpiero

20 gennaio 2022 06:42

Quand'ero bambino, molti decenni fa, ero affascinato dalle storie del Far West. E fra le frasi che mi piaceva ricordare era quella legata alla battaglia di San Jacinto, dove le truppe texane sconfissero le truppe messicane al grido "Ricordatevi di Alamo!".
Questa premessa per lanciare un nuovo grido, da usare nella fase elettiva dei (si spera) nuovi amministratori: "Ricordatevi del Cittanova!".
La parte terminale dell'esortazione è sostituibile a piacere, tanti sono gli episodi di inosservanza e scempio perpetrati a questa amata città. Forse un "Ricordatevi di Cremona!" li assommerebbe tutti ma, a volte, è dal particolare che ricostruisci il quadro generale.