6 settembre 2021

L'identità del cavallo e la sua presenza nel territorio cremonese

La diversità animale è sempre stata declinata in modo specifico in ogni società a in ogni epoca, Oggi presenta una fenomenologia inedita: la grandissima attribuzione agli animali più evoluti, specie a quelli domestici, di caratteri e comportamenti simili ai nostri. Essi riguardano soprattutto la sfera emotiva, dei sentimenti e delle passioni. Questa “antropomorfizzazione” è per certi aspetti alla base della stessa grande tolleranza, accettazione e protezione che solitamente accordiamo oggi agli animali, specie in ambiente domestico. Se cani, gatti, cavalli ci amano non tanto per il cibo e le cure che diamo loro ma “per passione”, così noi li amiamo per corrispondenza emotiva, e non tanto per i vantaggi materiali, strumentali, “funzionali” che riceviamo da loro (che, riguardo agli animali domestici, specie in città, sono ormai quasi nulli). L’“antropomorfizzazione” presenta comunque molti aspetti negativi: può manifestare un nuovo modo di esercitare il nostro dominio oppressivo sulle altre specie, allontanandoci così da una giusta conoscenza dell’alterità animale e dalla sua espressione autentica di essa.

Considerando l’animale domestico come un “bambino” (neotenia) e perfino come un figlio, significa valorizzarlo soprattutto per qualità “umane che pensiamo di scoprire in loro. La nostra “sinergia” con gli animali, se basata eminentemente sull’enfatizzazione degli aspetti emotivi, in particolare della nostra “bontà” nei loro confronti e della loro “bontà” nei nostri confronti, potrebbe in realtà fungere da riproposizione di un nuovo antropocentrismo oppressivo: non dimentichiamoci degli allevamenti intensivi, delle tipologie della macellazione e soprattutto all’habitat assegnato alla maggioranza degli animali, sempre più povero e limitato. Un antroprocentrismo che per certi aspetti potrebbe risultare più pericoloso di quello del passato, perché più infido, in quanto sembra accordare agli animali grandi valori e diritti, mentre viene a costruire una specie di “cordone sanitario” che ostacola un nostro rapporto più autentico, radicale, tale da rispettare i caratteri sia dell’uomo sia dell’animale. 

Noi abbiamo modificato anche geneticamente gli animali che più frequentiamo, omologandoli alle nostre esigenze. Così oggi ce li ritroviamo quasi “reinventati”, privati di molti tratti distintivi della loro identità costitutiva. L’animale, troppo caricato di significati umani, è in realtà povero di contenuti zooantropologici. 

Eppure in questi processi di umanizzazione ci sono aspetti positivi. Quando non esageriamo – ma troppo spesso lo facciamo – forse non è un male attribuire caratteri umani ai nostri cari animali, se questo ci consola, ci aiuta, accresce il nostro benessere psicofisico, la nostra capacità di amare e di ricevere amore. Oramai sono è assodati i  benefici apportati da un animale d’affezione a persone stressate, depresse, ammalate. Con la terapia del pet, otteniamo la diminuzione dello stato di stress, diminuiamo gli  stati di ansia, miglioriamo la circolazione sanguigna e abbassiamo il livello di colesterolo, promuoviamo la stimolazione fisica, mentale e affettiva nei soggetti, adulti o bambini, soggetti ad una disabilità fisica ed emotiva. 

                                                                                   Il cavallo, le sue peculiarità identitarie e simboliche 

Se la realtà animale è da sempre uno straordinario serbatoio di valenze cognitive, sociali, culturali, di stimoli emotivi e affettivi, di identificazioni, proiezioni psicologiche, pulsionali, estetiche, di segni e simboli, è proprio in riferimento al cavallo che ritroviamo concentrate una straordinaria quantità di referenze. 

La prima riguarda un dato forse inatteso: l’animale preferito dai bambini è il cavallo.

Lo confermano alcune ricerche scientifiche condotte nei decenni passati in Italia e in Inghilterra. I bambini tra i preferiti mettono animali non per maggiore rilevanza economico-utilitaristica per la vita umana, ma perché assomigliano di più agli esseri umani e che quindi possono essere investiti dai loro sentimenti più forti. I bambini, come del resto avviene per noi adulti, in modo inconscio in larga misura non “vedono” gli animali come tali, ma come riflessi di loro stessi.

Gli autori delle indagini a cui faccio riferimento rilevano anche che sono le femmine a privilegiare il cavallo. Perché’ Qui in genere la loro linea interpretativa si riferisce a precise implicazioni sessuali. Il cavallo è l’unico animale che, fra i più scelti, può essere montato e cavalcato e ciò a livello totalmente inconscio – questo deve essere chiaro –  potrebbe evocare all’atto sessuale. A questo proposito, possiamo ricordare che per tanti secoli è stato ritenuto altamente sconveniente che le donne cavalcassero a monta il cavallo, per cui erano costrette a utilizzarlo mettendosi con entrambe le gambe sullo stesso fianco. 

Questi riferimenti a pulsioni sessuali possono creare fastidio, perfino scandalo in molti adulti, i quali temono che le interpretazioni della psicoanalisi possano mettere in dubbio l’innocenza dei bambini e delle bambine che vengono attratti da certi animali. Un timore infondato: la psicoanalisi parla di dinamiche inconsce, e quindi non ascrivibili alla sfera della razionalità e della morale. Non solo: considerati in generale, gli impulsi inconsci sono la base di molti processi e sentimenti propositivi, creativi in campo artistico, morale, relazionale e affettivo. 

Il cavallo è protagonista positivo nelle pratiche del Pet riguardanti bambini e ragazzi deficitari dal punto di vista intellettivo e psico-fisico. A questo proposito, avrei molte cose da dire, potendomi riferire, fra le tante elaborazioni al proposito, anche alla “tesina” per gli esami finali delle scuole superiori elaborata, qualche decennio fa, da mia figlia, riguardante l’esperienza di psicoterapia in un centro ippico gestito dall’Associazione Futura di Cremona. Ha una lunga e bella storia il CRE,Centro di Riabilitazione Equestredi Crema, collocato nell’area dell’ex. Centro di riproduzione ippica conosciuto col nome di Stalloni, collocato in un luogo bello dal punto divista ambientale ed edilizio, che purtroppo da anni non più attivo. Il CRE apre tutti i giorni e accoglie varie decine di ragazzi e persone affette di vari tipi di disordini psicorporei. La riabilitazione equestre stimola il coraggio, la risposta della persona ai movimenti del cavallo, il controllo delle sue emozioni e posture corporee, nonché la concentrazione e favorisce la sua capacità di comprendere e seguire le indicazioni dell’operatore-terapista.

Ci sarebbe un altro tema da sviluppare ma è troppo complesso perché una persona con le mie conoscenze possa farlo in modo pertinente. Mi limito a segnalarlo: la presenza del cavallo nei miti e nelle religioni, a partire da quelle arcaiche.  In tutte le culture, il cavallo ha avuto il ruolo di rappresentare, nell’immaginario collettivo, gli aspetti più istintuali e ancestrali, sia “luminosi” sia “oscuri” (un solo riferimento: i Quattro cavalieri dell’Apocalisse di San Giovanni), della nostra psiche. 

Un'altra tematica mi è più facile da affrontare: l’alone culturale e simbolico del cavallo, la cui presenza si associa alle figure più elevate delle società umane: ai guerrieri, ai principi, ai nobili, ai grandi condottieri di eserciti, di popoli come di mandrie verso nuove frontiere e nuovi orizzonti, affrontando innumerevoli difficoltà e pericoli… 

Inoltre, dalla più remota antichità ai giorni nostri, l’equitazione fu sempre considerata un nobilissimo esercizio; senza parlare del suo essere salutare ginnastica, è pure dimostrato che l’equitazione promuove l’autocontrollo, il coraggio e la confidenza nelle proprie forze. Infine, non è difficile dimostrare quanto a livello denotativo e connotativo il cavallo evochi immediatamente connotazioni positive (confermate ampiamente anche dal linguaggio, che ancora oggi utilizza termini come “cavaliere”, “cavalleria”, “spirito cavalleresco”… per designare atteggiamenti e valori spirituali di grande valenza e raffinatezza). L’eco di questi significati hanno sicuramente agito quando ai cavalli da sella della mia famiglia è stato dato il nome di Noble e Principessa. 

Ricordo anche, infine, che l’alimentazione data ai cavalli di tutti i tipi, era più nutriente di quella fornita ai buoi e alle mucche, e, inoltre, che i cavalli tipo erano collocati in stalle più belle…

Il cavallo è ancora oggi utilizzato come animale da compagnia (oltre che nello sport, ovviamente). Anche come animale da compagnia, l’identità fisica e caratteriale permette di diminuire gli eccessi di antropomorfizzazione che commettiamo con altri animali: è grande, potente richiede necessariamente da parte nostra un comportamento “adulto” perché va addestrato, accudito, ecc.

                                                                                        Il cavallo nel territorio cremonese

Parto da alcune informazioni preliminari. La prima riguarda le categorie dei cavalli: cavallo “sportivo” (o da sella”, destinato alle competizioni sportive di vario tipo o ad attività ludico-ricreative) e il cavallo da carne. Vengono macellati anche cavalli sportivi a fine attività, se già dalla nascita classificati DPA (cioè destinati alla produzione degli alimenti).

Per quanto riguarda la presenza del cavallo nel nostro territorio, posso far riferimento al quadro tratteggiato nella mia tesi di laurea, nel 1984. Qui riportavo le parole del relatore ufficiale del Congresso della Società italiana di ippologia (1981): che, a proposito della situazione azionale, affermava: l’allevamento del cavallo in genere e da sella in particolare… si trova decimato e in una crisi che sembra senza fine”. Un quadro che descrive benissimo la nostra situazione attuale. 

Scomparsi i grandi cavalli da traino, da noi non mancano cavalli da diporto, fra i quali sono in crescita i pony per le attività ludico-ricreative dei bambini, ma sono in calo quelli impegnati in competizioni sportive: da anni ha cessato la sua attività (addestramento, allenamento, competizione agonistica…) dell’Ippodromo di Soresina, una struttura di grandi qualità. Inaugurato nel 1975, vanta un impianto considerato il migliore tra le strutture private in Italia, con una pista ben compatta, perfettamente piana e un tracciato rettilineo raccordato da curve leggermente sopraelevate e una lunghezza complessiva di 804 metri. Ma, vista la gravissima crisi degli ippodromi italiani, il suo ritorno a funzioni sportive, oggi è solo un sogno.  

Compensa parzialmente questa perdita la crescita di un’importante manifestazione che negli ultimi anni si è radicata a Cremona. Nei bellissimi padiglioni del Centro Fiere, ha sempre più successo il Salone del Cavallo americano, che ospita varie manifestazioni agonistiche e spettacolari mutuate dalle discipline statunitensi. Un solo esempio: il reining che letteralmente tradotto significa "lavorare di redini", trae le sue origini dal lavoro con il bestiame svolto dai cowboy che utilizzavano i cavalli per radunare, muovere e contenere le mandrie di bovini nelle vaste praterie.

Ma le manifestazioni del Cavallo americano, se segnalano un’ apprezzabile attenzione promozionale alla risorsa-cavallo, sono episodiche ed estranee alla realtà del patrimonio equino cremonese.   

Nel campo della riproduzione, possiamo esibire una realtà d’eccellenza: l’Avantea, un centro altamente specializzato nel campo della biotecnologia nella riproduzione animale, e quindi anche equina, che ha costruito la propria reputazione grazie alla ricerca d’avanguardia e agli importanti traguardi scientifici raggiunti.  Fondato da nel 1991 con Cesare Galli e Giovanna Lazzari, il laboratorio è oggi leader europeo nell’ambito della riproduzione assistita degli animali d’allevamento e riceve richieste di servizi professionali e di collaborazioni scientifiche da una vasta platea di soggetti internazionali. Il dottor Galli, “papà” del primo toro clonato Galileo e della prima cavalla ‘fotocopia’ Prometea, ha anche diretto l’équipe internazionale che in questi anni ha creato embrioni in vitro del Rinoceronte Bianco, una specie in via di totale estinzione, utilizzando gli ovociti raccolti dalle due femmine rimaste e lo sperma congelato di maschi deceduti. Proprio in questi giorni, il numero degli embrioni puri e vitali ha raggiunto il numero di quindici.

Per quanto riguarda la riproduzione dei cavalli presenti nel territorio, sostituita la  monta naturale dalla riproduzione ottenuta con strumenti artificiali, ci si avvale del servizio prestato privatamente dai veterinari specializzati, gli ippiatri, che provvedono a fecondare le fattrici con seme fresco o congelato, i cui costi d’acquisto dipendono dal valore del maschio riproduttore.  Relativamente al nostro territorio, un altro aspetto positivo può essere ritrovato nelle attività svolte Servizio Sanitario Nazionale, con i suoi organi periferici, le Ats, volte a garantire e a tutelare la salute garantendo il controllo e alla prevenzione delle malattie infettive e il benessere degli animali – cioè la conformità del loro trattamento alle norme di legge – nell’allevamento, nei trasporti e nelle competizioni.   

Termino con un argomento importante. Esistono delle precise regole concernenti il Codice della Strada che stabiliscono il comportamento da tenere con un cavallo in strada. Per esempio, il Codice prescrive che chi conduca animali debba essere idoneo per requisiti fisici e psichici e debba aver compiuto quattordici anni per condurre cavalli di ogni tipo. E riporta la necessità di mantenere gli animali il più possibile vicino al lato destro della carreggiata.

Per quanto riguarda le responsabilità civili e penali, si ritiene responsabile il cavaliere in viaggio nei confronti di terzi, così come chi opera in maneggio o prende in prestito un cavallo. Il proprietario di un animale è responsabile per i danni provocati in caso di fuga dalla propria custodia o per casualità.

Chiunque lasci libero o incustodito un animale pericoloso o affida la custodia di quest’ultimo a una persona non esperta può essere punita penalmente.

Chiunque accompagna fuori un minorenne a cavallo è responsabile anche per questi in quanto sotto la propria custodia.

Termino qui il mio elaborato, per il quale, specie per la prima parte, mi sono avvalso delle nozioni, per me prima parzialmente sconosciute, scaturite dalle conversazioni con l’amico e mentore prof. Lazzarini, colleghi veterinari ed esponenti di associazioni animaliste. 

 

Nelle foto di Ernesto Fazioli (1930) due cavalli alla Fiera di Cremona

 

Gianpaolo Sordi


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti


Giacomo

7 settembre 2021 04:24

Articolo intetessante.
Quindi sono l'unico agricoltore cremonese che vive insieme ad un animale "scomparso"? un TPR ? Lo sentivo, ma non l'avrei mai creduto.