30 marzo 2024

Lettera aperta ai medici ospedalieri e all'Ordine dei medici

Da Cremonasera del 13/03/24 si apprende che il personale del Maggiore sostiene con entusiasmo l'idea del nuovo ospedale, Dg, infermieri, tecnici, medici tutti impegnati a definire spazi, percorsi, funzioni in un concorso appassionato per metterne a punto il progetto esecutivo. E l'entusiasmo si declina in argomenti di inte-resse per l'utenza. C'è chi dice (dr. Grassia) "Questa modalità di lavoro condiviso è un'idea bellissima e permette di ottimizzare i percorsi di cura", chi vede nel nuovo ospedale “un'opportunità di sviluppo tecnologico/ digitale per la sanità locale” (dr.ssa Betti) e “un'occasione di crescita professionale senza precedenti” (dr. Bo-nazzoli) e poi "La possibilità di confrontarsi e condividere le decisioni crea condizioni ottimali per svolgere le diverse attività e migliorare modi e tempi di cura" (dr. Ambrosi-dr. Storti). 

Corrispettivo dell'entusiasmo del personale è lo sconforto di chi da fuori legge tali dichiarazioni. Ci si chiede: è il nuovo 'giocattolo' che sveglia (come bambini all'alba di S. Lucia) lo staff dal sopore durato almeno 10 anni, a tanto risale l'ultimo progetto di riqualifica del PS, poi dimenticato, visto pure il richiamo della Corte dei Conti (ott.23) all'ASST in merito ai 24 milioni giacenti da tempo mentre si lasciavano alla deriva struttura e utenza? Qualche obiezione si impone.

1)Perché non ci si è mossi prima? “Migliorare percorsi, tempi e modi di cura" (dr. Grassia-dr. Storti) non è sempre stata una priorità per il personale? E se non lo è stata, avrebbe dovuto esserlo e ciò configura un danno impagabile all'utenza, ai suoi diritti, ai suoi soldi.

2)Se "la possibilità di condividere le decisioni crea condizioni ottimali per svolgere le diverse attività" (dr.ssa Ambrosi) perché vi si è rinunciato? Aver lavorato senza darsi "le migliori condizioni“ per farlo suona 'si è lavorato male' e questo pure è un danno all'utenza.

3)Perché negare alla Sanità cremonese per anni (senza progettualità o lasciando morire i progetti e cadere i finanziamenti) "un'opportunità di sviluppo tecnologico" (dr. Betti)? Anche questo è un danno all'utenza. L'idea che ci si fa dal basso è che il Maggiore sia stato tenuto come un campo a maggese: non richiede cure e attenzioni e il contadino può riposare sognando altre stagioni quando, allora sì, vi rimetterà mano.

Che dire? Il patto sociale tra ospedale e territorio non è mai stato 'si tiri a campare in attesa di tempi migliori e treni carichi di soldi che passano una tantum'. Si è tradita la consegna, ma per un presidio sanitario questo è disatten-dere il diritto alla salute nel caso di specie di 200.000 Cremonesi e Casalaschi. Serve una risposta. E resta un dato noto ai bambini: i giocattoli arrivano il 13 dicembre ma è pur vero che i negozi ne sono pieni. Fuor di metafora, è certo lo staff che si dovesse aspettare il pacco-regalo griffato per poter sperimentare "l'idea bellissima di una nuova modalità di lavoro fatta di condivisione... per migliorare percorsi, tempi, modi di cura... e offrire alla Sanità locale opportunità di sviluppo tecnologico”? Qual è la ratio della rinuncia durata anni a un serio progetto di riqualifica dei servizi e insieme della struttura del 'giovane' Maggiore, come altrove si è fatto e si fa e per nosocomi di ben altri appeal e caratura? C'è poi chi (dr. Bonazzoli) con generosità guarda al tutto solo come a "un'occasione di crescita professionale senza precedenti". Viene da dire che come la scuola non è fatta per i docenti così un ospedale non è fatto per il personale. Basta aprire la porta sui bisogni altrui per scoprirlo, bisogni di cui il territorio è portatore (cronicità, prevenzione, incidenza di patologie di media/bassa gravità, assistenza socio-sanitaria) e che il nuovo ospedale nel suo progetto funzionale scarica su un territorio privo di strutture e presidi, in attesa, si sa, che arrivi il privato là dove il pubblico non mette quei soldi che spreca per rifare un ospedale 'giovane', s'intende non il privato convenzionato, il cui countdown inizia il 1°Aprile con i tagli ai rimborsi delle prestazioni in convenzione, ma il privato puro, cash.

Come condividere la primaverile fioritura di entusiasmo dello staff del Maggiore che segna la fine della pausa a maggese per questo ospedale e insieme la morte programmata della Sanità pubblica e, con essa,del “progetto di un Paese costruito intorno a un'idea di civiltà e convivenza sociale basata su un sogno di uguaglianza, universalità, solidarietà” (I. Cavicchi)? E pensare che fuori, dal basso, si diceva "Povero personale costretto dai vertici a tacere!". Ora si pensa "Poveri noi 200.000 con la salute affidata a un tardivo risveglio per il nuovo Parco della Salute fruibile (e gia' obsoleto) tra 10 anni quando servirà un altro 'risveglio' per un nuovo progetto divenuto indispensabile!“. Nei troppi anni in cui s' è tirato a campare (così risulta dal dichiarato) dov'era l'Ordine dei medici, di cui il Presidente dr. Lima attesta il ruolo di “attore attento e propositivo intermediario tra società e professione”? Se, come Lima dichiara, “compito primario dell' Ordine è tutelare la professionalità in funzione della tutela della salute dei cittadini, diritto costituzionale“ attraverso “il costante coinvolgimento dei Responsabili Sanitari per rafforzare l’operatività delle strutture di emergenza e del territorio”, a disattendere il patto sociale tra sanitari e utenti non è stato solo lo staff del Maggiore ma lo stesso Ordine, quello che ora “guarda con fiducia al nuovo ospedale come occasione di rinnovamento del legame tra comunità e professione medica”, ma che non ha alzato la voce a difesa del diritto dell'utenza di fruire di efficienti “strutture di emergenza e presidi territoriali”( ib.). Serve quindi anche dall' Ordine una risposta. Non servono invece muri nuovi. Servono condivisione e passione per fare nuovo l' ospedale che c'è. 

Rosella Vacchelli Gianluca Franzoni


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commenti


Michele de Crecchio

31 marzo 2024 22:13

Come non condividere queste parole, semplici e chiare, giustamente avverse ad una delle più grottesche manovre politico-amministrative che, da cremonese ormai ottuagenario, mi sia capitato di constatare, con profondo disagio, a danno della mia carissima città?
Personalmente mi auguro che almeno le recentemente annunciate operazioni (sotto lo stimolo sacrosanto di un severo richiamo della Corte dei Conti) di riforma e di ampliamento del pronto soccorso (oggi in condizioni decisamente indecorose), operazioni da tanto tempo finanziate, sia stato progettato con criteri meno fantasiosi, discutibili e sperimentali di quelli proposti per il nuovo cosiddetto "ospedalino", e venga, poi realizzato senza inciampi.