5 maggio 2024

Quell'insostenibile bellezza del mondo del vino

Capita spesso che amici o conoscenti, incuriositi dal mio lavoro di degustatore, mi chiedano informazioni e dettagli, concludendo la nostra chiacchierata con un invidioso “beato te e chi te lo fa fare".

Già, confesso che a volte me lo chiedo anch’io, ma con tono opposto rispetto al loro: ma chi me lo fa fare?

E’ martedì mattina, sono le 8.15 e i miei figli sono a scuola. Io ho ancora qualche commissione da espletare: la banca (maledetta globalizzazione, che da quando fa parte di un gruppo internazionale apre la mia filiale solo due mattine a settimana), la posta, un paio di mail a cui rispondere e qualche bonifico. Poi, mi aspetta un’oretta di macchina per la prima visita in cantina dell’edizione 2025 della guida Slow Wine.

La zona dove mi devo dirigere, lo confesso, mi è abbastanza sconosciuta. In sedici anni di collaborazione con Slow Wine l’ho sempre evitata, demandandola a colleghi più vicini e avvezzi a quel territorio. Ma quest’anno ho deciso di colmare anche questa mia lacuna, e di prendermela in carico quasi interamente.

Mentre attraverso il traffico mattutino di Orzinuovi, Ludriano e Roccafranca, mi rimbomba in testa ancora quella domanda: ma chi me lo fa fare?

La strada è un susseguirsi di camion, rotatorie e capannoni e, a mano a mano che mi avvicino alla mia destinazione, il paesaggio perde la sua caratterizzazione rurale a scapito dell’urbanizzazione, tanto che gli ultimi paesi che affronto (Palosco, Mornico, Calcinate, Bolgare, Costa di Mezzate, Montello) sono divisi solamente dal cartello che identifica il relativo comune.

Il navigatore segna meno di duecento metri all’arrivo, ma credo ci sia un errore: sono in pieno centro paese, attorno a me ho solamente capannoni e villette a schiera, impensabile ci sia un’azienda vinicola proprio qui.

E invece c’è, ed è pure bella: sono arrivato da Angelo Pecis, comune di San Paolo d’Argon (BG), territorio vinicolo della Valcalepio.

Le mie incertezze e titubanze si dissolvono come le nubi al vento, e non poteva esserci un inizio migliore di questa nuova stagione di visite e degustazioni.

Ad attendermi trovo Angelo ed il figlio Lorenzo. Iniziamo chiacchierando di rimesse e mal dell’esca, per poi affrontare argomenti più piacevoli: la biodiversità del territorio, il loro coraggio nel sopravvivere, unici nel comune, alla cementificazione e urbanizzazione selvaggia; la chiesetta di San Pietro delle Passere, che taglia a metà la loro vigna accanto alla cantina; l’azione dell’Opera Nazionale Combattenti, che sottrasse le terre alle proprietà aristocratiche e le redistribuì ai reduci della Grande Guerra, contribuendo all’eccessivo frazionamento dei vigneti, che fu poi la causa dell’abbandono della viticoltura a scapito dell’industria e dell’artigianato.

Nel frattempo, ci dirigiamo verso l'antico Monastero Benedettino, dove i nostri stanno faticosamente recuperando le vecchie vigne situate nell’antico brolo, di cui si vedono ancora i resti delle antiche mura di cinta.

Infine siamo tornati in cantina, e tra una chiacchiera e l’altra sull’assurdità di molti aspetti delle denominazioni vinicole italiane, abbiamo assaggiato una decina di vini, che mi hanno offerto una panoramica sulla loro produzione.

Quali sono state le mie sensazioni e cosa ne penso dei loro vini, per il momento me lo tengo per me: sarà l’argomento che affronterò quando dovrò redigere la loro scheda per la guida Slow Wine 2025.

Sta di fatto che quando ho guardato l’orologio erano passate tre ore dal mio arrivo, praticamente il doppio del tempo che impiego normalmente nel fare una visita.

Tre ore durante le quali la passione e la cultura di Angelo (che ho scoperto successivamente essere stato per dieci anni Sindaco del comune di San Paolo), l’entusiasmo e le idee di Lorenzo mi hanno conquistato, suggerendomi così l’ovvia risposta alla domanda iniziale: ho sempre considerato il vino un insieme di cultura, storia, educazione, sapere, intelletto e attaccamento alle proprie radici; oltre che il modo più piacevole e gustoso di trasmettere tradizioni, usanze, costumi e conoscenze alle future generazioni.

E finchè nel mio girovagare per cantine ed aziende agricole, ritroverò come mi è successo con i Pecis queste emozioni, sarà un piacere continuare a fare questo mestiere.

Andrea Fontana


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