24 ottobre 2021

De Crecchio e l'architettura contemporanea: Fiera di Piano, portico Esselunga di Gardella, padiglioni all'ex Soldi, chiesa al Cambonino

Terza e ultima parte della conversazione sull'architettura del XX secolo che l'architetto Michele de Crecchio tenne il 5 aprile del 2006 all'Hotel Impero, invitato dalla locale sezione dell'Inner Wheel. Dopo aver trattato le emergenze architettoniche cremonesi in epoca fascista (leggi l'articolo), nel secondo dopoguerra (leggi l'articolo) eccoci alla contemporaneità.

Cremona si onora di ospitare due opere minori di grandi maestri dell'architettura italiana contemporanea.

Renzo Piano, il più importante architetto italiano vivente, è riuscito a fondere le capacità produttive e tecnologiche locali (tubi di Arvedi, progettazione dell'Andreotti, componente in cemento armato della Edilkamin) nella singolare ed elegante struttura reticolare che costituisce il portale d'ingresso alla Fiera. Anche tale opera meriterebbe ormai un adeguato intervento manutentivo.

Ignazio Gardella, pur assai anziano, ha dato ancora egregia prova del proprio talento compositivo nel gradevole porticato che delimita un lato del parcheggio di servizio al supermercato Esselunga in via Rialto, qui agevolato anche da una puntualità esecutiva davvero magistrale. Molto meno felice è risultata invece la lunga facciata su via Ghisleri.

Se la produzione architettonica locale contemporanea è tanto vasta quanto, generalmente, banale, alcune meditate costruzioni si distaccano tuttavia dalla media e meritano di essere ricordate, anche se solo il trascorrere del tempo, gran galantuomo, ci aiuterà a comprendere cosa sia stato, in questi anni, costruito di veramente valido.

Alcune di esse, in particolare, rivisitano con abilità gli stilemi della tradizione edilizia rurale cremonese.

In questa linea di ricerca sono da segnalare l'aggressivo albergo Costa Verde, opera ancora incompiuta che l'architetto milanese Gian Luigi Lenti ha progettato appena fuori del territorio comunale, lungo la Castelleonese, nonché talune e più misurate opere dell'architetto cremonese Massimo Terzi (le case a schiera di via dell'Aquila ed i nuovi padiglioni Mainardi e Somenzi dell'Ospizio Soldi). Questi ultimi, realizzati con la collaborazione del- l'architetto milanese Piero Cosulich, rappresentano, oltre che una bella, importante e funzionale architettura sociale, anche un esempio di felicissimo inserimento nel paesaggio cremonese. Osservandoli dalla campagna circostante sembrano infatti essere colà sempre esistiti e questo è forse, nell'epoca nostra che vede la campagna sconvolta da interventi rozzi e irrive- renti, il miglior complimento che si possa fare all'opera di un progettista: non farci rimpiangere il prato che preesisteva alla sua opera.

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Le speranze di ottenere in futuro una migliore riuscita della nuova architettura sono, probabilmente, affidate alla pratica, che si sta diffondendo, dei concorsi di architettura che, si spera, dovrebbero finalmente riuscire a sottrarre le committenze ai rischi delle attuali e devastanti prassi clientelari e speculative.

A tale riguardo è promettente il felice risultato ottenuto con il concorso indetto dalla Curia Vescovile cremonese per la nuova Chiesa di S. Giuseppe al quartiere Cambonino, chiesa che appare certamente la migliore tra le molte, e in generale non esaltanti, costruzioni religiose recentemente co- struite in città: la struttura, ideata dall'architetto cremonese Paola Morandi in collaborazione con il padre ing. Gianni, rivisita qui infatti, con linguaggio originale e risultati entusiasmanti, temi architettonici tradizionali come l'arco, il timpano e il campanile.

Le lezioni di architettura religiosa impartite da Le Corbusier e da Michelucci appaiono in tale opera pienamente assimilate ed hanno prodotto un autentico gioiello architettonico, tanto più importante perché sorto, come già l'asilo Lacchini, ad arricchire di qualità il cuore di un quartiere popolare modernamente concepito con ricchezza di verde e di servizi. (3-fine)

 

 

Michele de Crecchio


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commenti


PierPiero

24 ottobre 2021 10:02

Temevo ci venissero raccontate come opere di pregio le varie soluzioni realizzate negli anni da uno studio di due architetti che, a mio personale avviso (ma non credo di esser il solo) non hanno portato alcun valore aggiunto alla città ma solo moderne brutture. Gli "appartamenti sospesi" sopra un supermercato sono poi l'apoteosi negativa di queste idee, che per nulla si innestano nel tessuto cittadino, violentandone la natura storica.