17 maggio 2021

Venti negozi chiusi in 250 metri: il triste primato del primo tratto di corso Garibaldi, da corso Campi a Sant'Agata

Venti negozi chiusi nel tratto di strada tra corso Campi e la chiesa di Sant'Agata. Venti saracinesche abbassate su quel tratto di strada che anticamente era la "via principalis". E' la prima parte di corso Garibaldi, duecentocinquanta metri di strada con una percentuale di chiusure da brividi: una ogni 12,50 metri. A far da contrasto con questa situazione c'è corso Campi dove di saracinesche abbassate non ce ne sono. Le ultime due (Dentix, fallita rientra nella ristrutturazione de "I giardini del corso") e il negozio di abbigliamento per bambini di casa Abelli che sta diventando il nuovo negozio di Brugnelli che si trasferisce da via Verdi. Il contrasto con corso Garibaldi (il primo tratto, appunto, l'altro da Sant'Agata a porta Milano è da tempo in crisi profonda) è così ancora più evidente. A stridere sono le chiusure di alcuni negozi storici, la casa nuziale di Antonio Stradivari (dopo le vendite di Natale, "Tè per due" non riaprirà più neppure temporaneamente) sempre in attesa di acquirenti, la scarsa frequentazione. Eppure, come si ricordano bene le persone più avanti con gli anni, non sempre è stato così. La "Strata Magistra S.Agathae, poi semplicemente Strata Magistrae e poi Strada Diritta ed infine contrada del Corso proprio per il tratto da via Palestro a Sant'Agata.

A nulla è valsa la sistemazione del fondo stradale con pietra nobile dopo l'assurdo esperimento delle onde blu dipinte sull'asfalto. La crisi del commercio, è la crisi dell'accesso, dei pedoni, della gente.

Qualche anno fa una commerciante, Claudia Monteverdi, scrisse una splendida lettera (con l'aiuto dell'architetto Massimo Terzi) al Vascello di Antonio Leoni.

"Povero Corso Garibaldi, cuore malato di una Cremona storica che si sta dissolvendo !!!! Che squallore !!!! Qui la città diventa paese. I vecchi abitanti, quelli che si ricordano com’era, quando forse era meno “finta glamour ”, ma occasione di una vivacità più vera ed autentica, ci soffrono e fatalisticamente attendono la sua riabilitazione. Sul corso dove si fronteggiano ancora alcuni negozi di storica attività, si sono affastellate sull’asfalto righe e tracciati, divieti di transito, segnalazioni di ciclabilità, transenne pesanti ed  inadeguate per limitare la ciclabilità, l’icona di uno Stradivari accucciato, crocchi di tavoli e tavolini, luoghi di ritrovo occasionale senza un ordine ed un senso.  - scriveva al Vascello - Nel passato i "bagni di folla", delle trionfali manifestazioni rese in omaggio a monarchi e personaggi illustri in visita periodica alla città, transitavano da questo corso  che  rappresentava l'occasione per misurare il loro consenso. Oggi invece cosa si può misurare ? Sicuramente il pressapochismo della gestione che, per risultato, ha dato un Corso Garibaldi che è un percorso ad ostacoli. Lo spazio è confuso, non è stato modellato secondo destinazioni d’uso funzionali e complementari capaci di costruire e realizzare una spina ed un centro di aggregazione commerciale. Transitarvi è una vera sofferenza perché, all’inesorabile ed indistinta trasformazione commerciale, caratterizzata da un frenetico e drammatico “turnover”, si sommano vetrine sporche e maltenute e tentativi sperimentali ed improvvisati di “arredo e rigenerazione urbana” inadeguati e veramente di dubbio gusto, privi di una logica sequenziale e consequenziale. I danni che questa “riqualificazione” episodica, superficiale, senza un’ unica regia, senza un progetto ed un disegno complessivo, senza la raffinatezza che impone questo intervento delicato che dovrebbe incidere sull’ingresso in città e dovrebbe avere l’obiettivo condivisibile della  trasformazione  in "salotto”, saranno sotto i nostri occhi a lungo".

La lettera è datata, i problemi purtroppo sono gli stessi.

 


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