8 marzo 2024

Siamo sicuri che ci sia qualcosa da festeggiare?

Diritto di voto, di studio, di lavoro, al divorzio, alla contraccezione, al vivere da single, al decidere se avere o meno figli. Non è un semplice elenco ma sono alcune battaglie vinte dalle femministe storiche, donne piene di spigoli e contraddizioni. Figure dalle biografie sorprendenti e appassionanti. Molta strada è stata fatta eppure molta ancora è da fare perché esprimere il proprio pensiero con decisione e fermezza, magari andando contro corrente, è cosa ancora da uomini. Ebbene sì. Lontano dai luoghi comuni legati al ciclo mestruale, oppure, dagli hashtag degli influencer, essere definite “difficili”, “dure”, “ingombranti”, non è solo una questione di carattere ma, anche, di sesso e di politica. In un mondo ideale, tutti i cittadini dovrebbero avere pari diritti e opportunità, purtroppo non è così. La strada da percorrere per la parità è ancora molto lunga. Parola di una donna quarantacinquenne che vive la quotidianità di battute sessiste e di mentalità incancrenite nella nostra società. La cosa non mi scandalizza, a volte mi fa sorridere, ma spesso mi fa arrabbiare. 

Nonostante il Presidente della Commissione Europea sia la tedesca Ursula von der Leyen ed il Presidente del Consiglio della Repubblica Italiana sia Giorgia Meloni, due donne, per le elezioni politiche, anche locali, siamo ancora alla necessità di utilizzare la definizione di “quote rosa”, per realizzare liste elettorali. 

Nonostante diverse donne, manager, professioniste, abbiano scalato i vertici di grandi aziende pubbliche e private, nella composizione dei loro Consigli di Amministrazione si parla di “quote rosa”. 

2024, rivoluzione tecnologica, raccontiamo di come l’intelligenza artificiale cambia le nostre vite, eppure, non abbiamo ancora imparato a valutare le persone per capaci o incapaci ma le valutiamo per il sesso a cui appartengono. Un enorme punto interrogativo è quantomeno d’obbligo.

L'8 marzo si celebra ovunque quella che comunemente chiamiamo Festa della Donna. Parlare semplicemente di festa però non è del tutto preciso: questa giornata è infatti dedicata al ricordo ed alla riflessione sulle conquiste politiche, sociali, economiche ottenute dalle donne. La sua nascita risale ai primi del Novecento. Per molti anni l'origine dell'8 marzo è stata attribuita a una tragedia accaduta nel 1908, che avrebbe avuto come protagoniste le operaie dell'industria tessile Cotton di New York, rimaste uccise in un incendio. Sarebbe più corretto parlare di Giornata Internazionale della Donna. I fatti che hanno realmente portato all'istituzione della Festa della Donna sono in realtà più legati alla rivendicazione dei diritti, tra i quali il diritto di voto. 

Non vorrei, però, limitarmi alla cronaca dei fatti storici. Vorrei spostare l’attenzione su ciò che accade oggi. Lo farò riportandovi con la memoria, per chi appartiene alla generazione adulta mentre per i più giovani ne suggerisco la visione, ad un film che mi è rimasto nel cuore e che la prima volta che lo vidi mi scioccò.

Dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia, sceneggiato dal regista Vittorio De Sica e da Cesare Zavattini, La Ciociara, un film del 1960, interpretato da Sophia Loren, Jean-Paul Belmondo ed Eleonora Brown nella parte di Rosetta, la figlia dodicenne di Cesira, la protagonista. Siamo nel 1943. Cesira ha una figlia adolescente, Rosetta, ed è vedova. In seguito ai bombardamenti decide di lasciare la città per tornare al paese d'origine in Ciociaria. Qui conosce Michele, un giovane intellettuale che si innamora di lei. Dopo l'8 settembre gli alleati risalgono la penisola e sia lei che la figlia vengono violentate da un plotone di soldati marocchini. È un film intenso che sa arrivare al grande pubblico. La Ciociara ricorda un passato che si vorrebbe forse gettare alle spalle e questo senza fare sconti. Anche i tempi moderni non concedono sconti.

La guerra è dietro alla soglia di casa: da una parte assistiamo al conflitto russo-ucraino, dall’altra le guerre in Medio Oriente, senza citare le guerre di cui oggi meno si parla. Il risultato è che, ieri come oggi, le donne rischiano di subire violenze da parte dei combattenti, certo è che tali violenze spesso non risparmiano nemmeno gli uomini. In anni recenti, in molti conflitti lo stupro è stato usato deliberatamente come arma di guerra e strumento di pulizia etnica. Questi stessi meccanismi difficili e dolorosi da raccontare non sono tratti da sceneggiature cinematografiche ma sono realtà.

L’8 marzo 2023 venti donne coraggiose hanno marciato in Afghanistan, il paese al mondo più difficile per la condizione della donna, per i loro diritti. 

Sono verità che troviamo non solo all’estero ma, anche, nella quotidianità dei luoghi in cui viviamo. Il violento è subdolo, si insinua nella vita di tutti i giorni poi, quando meno te lo aspetti, colpisce. A volte utilizza uno schiaffo, un pugno, la superiorità della forza fisica, piuttosto che il tono di voce, o il maggiore potere economico, trasforma persino i figli in “merce di scambio”. Ecco, tutte queste ragioni sono il motivo per cui non festeggio la “Festa della Donna”. La libertà è complicata e molto spesso non è scontata. Se riflettiamo, ci renderemo conto che le migliori pagine della storia umana sono state scritte proprio quando le condizioni di vita della donna sono migliorate. Se viene meno questo concetto, viene meno il concetto di rispetto in ogni sua forma. Vivere è un diritto, sopravvivere è un’imposizione. 

 

Beatrice Ponzoni


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commenti


Stefano

10 marzo 2024 12:14

Ha ragione, non c'è nulla da festeggiare. Il male dilaga a danno di tutti, uomini e donne e la cosa più penosa è che questo avviene grazie anche alla complicità istituzionale.

Ferrante

19 marzo 2024 22:50

Cara Bea sì ho letto un documento attento e molto vicino alla realtà che merita attenzione ed applicazione!
Grazie per aiutare noi maschi a riflettere almeno per un attimo!
Ciao
F