21 luglio 2021

Luigi Molinari, avvocato, anarchico cremasco con il sogno di una scuola libertaria

Anche Crema ha avuto un anarchico famoso. Si tratta di Luigi Molinari, un personaggio importante nello scenario dell’anarchismo italiano nei decenni a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento. Alcuni dei suoi temi politici, come la formazione scolastica o la giustizia penale, sono ancora di grande attualità.

Luigi Molinari nasce a Crema il 15 dicembre 1866, da un’agiata famiglia di proprietari terrieri. Il padre è cancelliere di tribunale. Dopo il diploma liceale, si laurea in giurisprudenza nel 1889 a Pisa, dove matura la sua scelta di anarchico rivoluzionario. Si trasferisce a Mantova per esercitare la professione di avvocato. Lì dirige il giornale internazionalista “La Favilla”, che sostiene le lotte dei contadini mantovani e le loro cooperative sociali.

Nel 1891 fonda e dirige, sempre a Mantova, il settimanale “Il Grido dell’Operaio”. Nel 1892 tiene un giro di conferenze in Lombardia e in Romagna, propagandando gli ideali anarchici. Il 1893 è per lui un anno decisivo. In aprile subisce una condanna per aver svolto una pubblica conferenza a San Giorgio Mantovano senza il permesso delle autorità. In maggio, durante il processo a Paolo Schicchi a Viterbo, è arrestato e condannato per ingiurie ai magistrati.

In agosto partecipa al Congresso Socialista Internazionale di Zurigo, venendo però espulso per le sue posizioni radicali libertarie. In dicembre tiene alcune conferenze a Carrara, in Lunigiana e nelle zone limitrofe. Il 13 gennaio 1894 in quell’area viene proclamato lo sciopero generale, in solidarietà con il movimento dei Fasci Siciliani. La successiva insurrezione popolare termina con una dozzina di morti, decine di feriti e centinaia di pesanti condanne detentive irrogate dal Tribunale Militare di Guerra approntato a Massa. Molinari è considerato uno degli ispiratori della rivolta.

È l’autore del celebre “Inno della Rivolta”, composto alla fine del 1893, una composizione che dalla Lunigiana si diffonde in tutte le fratellanze anarchiche del mondo diventando uno dei principali inni dell’anarchismo durante il ventesimo secolo. Francesco Guccini dirà che questo inno è «il vero nonno» della sua canzone “La Locomotiva”.

Molinari è arrestato il 16 gennaio 1894, subito dopo gli ultimi scontri degli insorti con le forze dell’ordine. Processato il 31 gennaio dal Tribunale Militare di Guerra di Massa, è condannato a ventitré anni di carcere. Una forte protesta popolare e l’intervento della stampa progressista portano a un nuovo processo, conclusosi il 19 aprile 1894 con la riduzione della pena da ventitré a sette anni e mezzo. Dopo aver trascorso circa due anni nel carcere di Oneglia, viene rimesso in libertà il 27 settembre 1895, in base all’indulto concessogli dal ministero Crispi.

Molinari si stabilisce poi a Marmirolo (Mantova), dove è sottoposto per due anni alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza. Si dedica alla cura del padre malato e, grazie alla revoca dell’interdizione dai pubblici uffici concessagli nel marzo 1896, riprende la professione forense.

Con l’inizio del nuovo secolo fonda il quindicinale “L’Università Popolare”, che pubblica ininterrottamente dal 1901 al 1918, prima a Mantova e poi a Milano, come «organo ufficiale di tutte le istituzioni libertarie di educazione del popolo». Dal 1903 il motto della pubblicazione è «La verità ci farà liberi». La rivista si propone di diffondere le opere di Darwin e di altri scrittori del «positivismo europeo», concedendo spazio alla letteratura libertaria e pubblicando testi di Bakunin, Kropotkin e altri autori anarchici. Il periodico dibatte temi come l’istruzione popolare, la scuola laica, l’antimilitarismo, l’emancipazione femminile, la cremazione, il divorzio.

Nel settembre 1904 pubblica a Mantova il saggio “Il tramonto del Diritto Penale”, con cui critica l’ordinamento giudiziario del tempo, definito «una assurda vendetta sociale» per il carattere costrittivo delle norme e per la natura diseducativa della pena. Molinari insiste sul tema del rapporto tra istruzione e criminalità, condannando la politica autoritaria dello Stato e insistendo sulla diffusione del sapere scientifico e dell’istruzione popolare come strumento per la prevenzione dei reati. Nel dicembre 1906 trasferisce la pubblicazione e la sua azienda editoriale da Mantova a Milano, dove accentua il suo indirizzo pedagogico per una scuola laica e libera da condizionamenti religiosi.

Dopo aver studiato l’esperimento scolastico della “Escuela Moderna”, realizzato a Barcellona e in altre località spagnole dal pedagogista anarchico catalano Francisco Ferrer y Guardia, polemizza con gli esponenti della scuola italiana di quegli anni, sempre meno fedele alle proprie origini risorgimentali e sempre più influenzata dai poteri confessionali. Molinari rivolge il suo impegno politico alla diffusione di questa concezione pedagogica, assumendo come riferimento la scuola istituita in Spagna da Ferrer.

Dopo la fucilazione di Ferrer, avvenuta il 13 ottobre 1909, pubblica il volumetto “La vita e le opere di Francisco Ferrer”, dedicandogli anche l’intero fascicolo de “L’Università Popolare” dell’1-15 novembre, con la riproduzione del testamento, di diversi scritti e di varie lettere di Ferrer. Nel corso del 1910 tiene numerose conferenze in molte città italiane e svizzere per diffondere le idee di Ferrer e pubblica a Milano un “Compendio di Storia Universale, dalle origini del mondo alla caduta dell’Impero Romano”, in cui è esposta una sintetica storia dell’umanità ad uso divulgativo popolare.

Nel 1911, dopo l’inizio della guerra di Libia, pubblica l’opuscolo “Per la Pace” e conduce un’intensa campagna antimilitarista, che lo porta da Aosta a Genova, da Milano a Marsala e in altre località del meridione, per diffondere il suo programma internazionalista e pacifista. Il 1° maggio 1912 promuove la manifestazione dei lavoratori di Clivio (Varese), dove dal 1909 esiste una scuola ispirata al progetto pedagogico libertario di Ferrer. Nello stesso anno dà alle stampe il volumetto “La Teoria Darwiniana spiegata popolarmente”, a sostegno delle dottrine evoluzioniste di Darwin e contro gli errori delle teorie creazioniste. Sempre nel 1912 lancia una prima sottoscrizione economica per fondare a Milano una “Scuola Moderna Francisco Ferrer”. Rivolge un appello ai partiti laici e alle società operaie, per dare vita a questa «nuova istituzione» che sia in grado di «strappare la gioventù all’educazione deleteria e dogmatica ovunque trionfante». Anche a questi fini, si fanno più frequenti i suoi rapporti con esponenti del Grande Oriente d’Italia impegnati in opere filantropiche. Sono i momenti in cui è da poco avvenuta la scissione interna alla libero-muratoria nazionale, che ha portato alle due diverse obbedienze principali, ancor oggi distinte, di Palazzo Giustiniani e di Piazza del Gesù.

Nel congresso massonico di Milano del 16 marzo 1913, la commissione istruzione congressuale appoggia il progetto di “Scuola Moderna Francisco Ferrer” promosso da Molinari. La raccolta fondi diviene quindi cospicua, grazie alla rete delle logge, al sindacato ferrovieri e a varie realtà dell’operaismo e dell’associazionismo mutualistico.

La società cooperativa costituita per realizzare l’iniziativa acquista un terreno di circa 3.600 mq nella zona Forcella di Lambrate, dove nello stesso 1913 è inaugurata la scuola intitolata all’educatore spagnolo. Per un paio d’anni la scuola funziona regolarmente e rappresenta un vero successo, studiato anche all’estero, pur dovendo subire l’ostilità delle istituzioni locali e molte irruzioni e perquisizioni da parte dei pubblici poteri. Allo scoppio della guerra ulteriori e crescenti difficoltà vengono frapposte a questa scuola. Non è agevole comprendere appieno le dinamiche che portano alla fine di questa iniziativa sperimentale, peraltro molto ben avviata. Fatto sta che il 21 agosto 1915 le autorità impongono la chiusura dell’istituto, la liquidazione economica e giuridica della cooperativa e la cessione delle parti immobiliari e dell’area di Lambrate.

Durante la prima guerra mondiale, Molinari mantiene una posizione antibellicista. Il 22 settembre 1914 aveva inviato una lettera al giornale “l’Avanti!”, diretto da Mussolini, per affermare che il movimento anarchico propugnava un programma di lotta rivoluzionaria contro la guerra. Una tesi che aveva espresso anche al Congresso Anarchico di Pisa del gennaio 1915, durante il quale aveva proposto una coalizione internazionale contro il grave errore storico del primo conflitto mondiale.

Tra il marzo e l’ottobre 1917, Molinari svolge alcune conferenze sulla Comune di Parigi, che pubblica nel 1918 nell’opuscolo “Il dramma della Comune: Parigi 18 marzo - 28 maggio 1871”. Il testo è criticato da Gramsci sul giornale torinese “Il Grido del Popolo” per la sua visione definita «agiografica» e «retorica». La reazione di Molinari alla critica gramsciana è di grande amarezza. Rileva in tale censura la «grande malevolenza» di un «critico inesperto» e «predisposto più a demolire che a costruire su solide basi il difficile cammino dell’emancipazione umana».

L’11 luglio 1918, mentre a Milano si trova nella libreria Valera, intento a difendere da alcuni interlocutori la rivoluzione russa, è colpito da un ictus cerebrale, che lo conduce alla morte il giorno successivo nella sua abitazione di Milano. Le sue ceneri si trovano al cimitero monumentale di Milano, nella nicchia dentro la stele in marmo di Candoglia, sormontata da un’ardente fiamma in bronzo, opera dello scultore Brocchi nel 1920 (Giardini cinerari di levante, n. 94). Nel tempo la sua tomba è divenuta meta di molti anarchici, anche cremaschi.

Su Luigi Molinari esiste un’ampia bibliografia e sono numerosi i contributi sulla sua figura, sia a livello editoriale tradizionale che in rete. Anche l’interessante tema delle università popolari in Italia, in quel periodo storico, è documentato da un’estesa letteratura. Basti qui citare, in estrema sintesi, tra gli innumerevoli testi e articoli dedicati all’anarchico di origini cremasche, il libro di Learco Zanardi, “Luigi Molinari - La parola. L’azione. Il pensiero”, Mantova, Editoriale Sometti, 2003, e il testo consultabile via web di Nunzio Dell’Erba, “Luigi Molinari”, in “Dizionario biografico degli italiani”, Vol. 75, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 2011.

Infine, alcune curiosità riguardanti il nostro territorio.

*Nel numero di luglio-agosto 1980 del periodico “Ipotesi 80” di Crema, è apparso un articolo su Luigi Molinari a firma di Gherardo Bozzetti. Sempre a Crema, nei giorni 11 e 12 ottobre 1980, si è svolto un convegno dedicato a Luigi Molinari e organizzato dalla FNISM - Federazione Nazionale Insegnanti Scuole Medie. Di tale convegno e di altro (interessante quanto riportato su Risorgimento e anarchismo) si dà conto in un articolo a firma di Giuseppe Tramarollo sul numero di ottobre di “Ipotesi 80”, con a lato un intervento dell’allora Assessore alla cultura e istruzione del Comune di Crema, Franco Torrisi.

*Il 7 settembre 2013 è stato inaugurato a Crema il monumento a Vittorio Emanuele II, dopo il suo restauro e riposizionamento in centro città. La statua, opera di Francesco Barzaghi, era stata inizialmente inaugurata nel 1881 ma era stata gravemente danneggiata da un attentato dinamitardo nel 1946, sui cui autori e mandanti ancor oggi non si è fatta luce. Nel periodo precedente l’inaugurazione del 2013, uno striscione e alcuni volantini di matrice anarchica, almeno secondo la loro sottoscrizione, avevano espresso forte contrarietà al monumento, anche con citazioni da Gaetano Bresci. L’ultimo di questi volantini, diffuso alla vigila dell’inaugurazione, citava Luigi Molinari nella sottoscrizione: “Gli anarchici cremaschi. C.I.P. Luigi Molinari 69”.

*Il 28 novembre 2014, l’Associazione degli ex Alunni del Liceo Ginnasio “Alessandro Racchetti” di Crema ha organizzato un incontro con conferenza su “Luigi Molinari - Anarchico, avvocato, scrittore, pedagogista”, presso il Palazzo Vimercati di Crema. Per ulteriori informazioni, si veda il sito www.exalunniracchetti.it, sezione Notizie, pagina 14.

*Alcuni cenni alla raccolta e alla pubblicazione del Boletín de la Escuela Moderna di Fancisco Ferrer y Guardia da parte di un altro anarchico del nostro territorio, Luigi Brignoli (1928 - 1997), sono contenuti nel citato libro di Learco Zanardi, a pag. 67 e a pag. 85 (nota 9), oltre che a pag. 413 (nota 51) di “Le bombe della Repubblica”, in Insula Fulcheria, Numero XLVII, 2017, reperibile e scaricabile in rete. Nato a Castelleone, cremasco d’adozione dal 1940 al 1963, trasferitosi poi in territorio bergamasco, Brignoli ha pubblicato con la sua casa editrice Vulcano vari testi riguardanti l’anarchismo.

Pietro Martini


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