11 agosto 2021

Quando Stradivari finiva nelle battute degli agenti al Kgb

Nella Russia del XX secolo lo sapevano tutti, prendere in giro il KGB o la sua madrina, la CEKA, poteva essere molto pericoloso. Chi lo faceva veniva avvertito in maniera semplice e diretta con la frase “Stai tirando la coda di una tigre inferocita mentre protegge i suoi piccoli”, in quanto i servizi segreti russi avevano un pessimo, se così può dire, senso dell'umorismo. Nei cabaret si preferiva scherzare su altre cose, i comici dovevano stare al passo e seguire una linea sempre molto sottile e pericolosa, si scherza su certe cose ma lascia fuori gli organi del partito. Fin dalla sua fondazione nel 1917 la CEKA, il servizio di polizia segreta antesignano del KGB, eliminava con una ferocia spaventosa chiunque si azzardasse a ironizzare contro la rivoluzione e i suoi leader. Il primo direttore dell'organizzazione volta a proteggere con tutti i mezzi la rivoluzione fu Feliks Dzeržinskij, uno dei pochi dirigenti di partito scomparso per cause naturali e non liquidato come d'abitudine durante i periodi del terrore staliniano. Tra i primi personaggi illustri che vennero eliminati dalla CEKA va ricordato il pagliaccio cabarettista Bim Bom, famosissimo in patria per la satira delle sue battute sul regime comunista, forse fin troppo famoso e sagace da diventare anche scomodo. Mentre l'artista si stava esibendo in un teatro un gruppo armato di cekisti inviati da Dzeržinskij salì sul palco inseguendolo e freddandolo a colpi di pistola. Gli spettatori, che all'inizio si misero ad applaudire convinti che la scena facesse parte dello spettacolo, entrarono nel panico quando videro i sicari giustiziare il famoso comico senza alcuna pietà o motivazione logica. Tra gli uffici della Lubjanka sede della CEKA e successivamente del KGB, l'ironia era – proporzionatamente al grado e alla posizione di chi voleva avventurarsi nella comicità – concessa con grossi limiti, infatti va bene scherzare ma i treni verso i gulag partono da Mosca ogni minuto, era la frase che girava nei corridoi. Per decenni anche l'illustre cremonese Stradivari divenne l'oggetto di una battuta, presente fin dai tempi di Dzeržinskij e poi “passata di mano” al KGB dopo la morte di Stalin.

Un quartetto di violinisti torna da un concorso internazionale. Uno di loro ha vinto e ha avuto l'opportunità di suonare un violino Stradivari, così non può smettere di vantarsene. Il violinista che è arrivato ultimo grugnisce: "Cosa c'è di così speciale?" Il primo ci pensa un attimo: "Te lo dico così: immagina che ti sia stata data la possibilità di sparare un paio di colpi con la pistola di Stalin..." (o di Dzeržinskij)

Detta in questo modo la battuta è, oggettivamente, pessima, infatti non doveva far ridere i burocrati della Lubjanka ma preferiva essere una sorta di avvertimento. Se da una parte il più talentuoso dei quattro aveva vinto e aveva avuto la possibilità di coronare il sogno di ogni violinista, ovvero suonare uno Stradivari, dall'altra il meno dotato tra i musicisti, invece di concentrarsi sullo studio dello strumento, avrebbe fatto meglio a dedicarsi al lavoro nei servizi segreti, inteso come mero esecutore di condanne a morte grazie alla sua fedeltà al partito. Il tutto doveva far riflettere sul fatto che eliminare a colpi di pistola un pagliaccio sul palco, tramite un mandato della CEKA, era molto più facile che poter suonare uno Stradivari, per cui lo scherzo suonava come una sorta di monito nei confronti delle persone a cui veniva rivolto, monito interpretabile con “Cambia atteggiamento o ti cambiamo noi”. Certo, vincere un concorso internazionale e poter suonare uno Stradivari era una soddisfazione unica per i musicisti nella Russia del XX secolo, soddisfazione che poteva essere solo acidamente paragonata a quella di un sicario della CEKA o del KGB di poter sparare due proiettili con l'arma del loro leader. Più che l'umorismo o il valore della liuteria cremonese nella polizia segreta russa allora gli argomenti trattati potevano risultare abbastanza inquietanti.

Marco Bragazzi


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