23 settembre 2023

Le "strane" ricette dei ristoranti "Don Camillo e Peppone"

Sappiamo tutti che in piazza a Brescello, da moltissimi anni, si affacciano, in modo pressoché simmetrico rispetto alla posizione della chiesa e del municipio, i caffè «Peppone» e «Don Camillo», così come sappiamo che anche in Francia, negli anni immediatamente successivi all’uscita trionfale sugli schermi dei film interpretati da Fernandel e Gino Cervi, ci fu la rincorsa a dare il nome dei due personaggi guareschiani a bar, ristoranti e persino alle sigarette. Evidentemente, però, la moda di collocare sulle insegne dei ristoranti i nomi del parroco e del sindaco più famosi del ‘900 non è tramontata se possiamo, anche quest’estate, sorridere con la segnalazione di un amico, evidentemente (beato lui) in vacanza ad Antibes che ci manda diverse fotografie del «Le don Camillo», sottotitolo «pizzas grillades au feu de bois», ovvero pizze cotte al fuoco di legna. Nulla di male, se il locale non proponesse anche alcune insalate e, dopo la «Insalata italiena artigianale» e la «Insalata campagnola», il piatto forte è la «Insalata Cesare da don Camillo». Ora, al di là della presa in prestito del termine «Cesare» che, evidentemente, allude alla ben più nota «Caesar salad», la celebre insalata di origine messicana, nata grazie all’ingegno del cuoco italiano Cesare Cardini, che pare abbia creato questo piatto nei primi anni del ‘900 cercando di riutilizzare alcune rimanenze della cucina, il nome stesso del pretone guareschiano dovrebbe garantire un piatto almeno vagamente dal gusto «parmigiano». Invece, ecco gli ingredienti dell’insalata «da don Camillo»: insalata, petto di pollo in crosta di corn flakes a fette sottili, pomodori, uova in camicia, funghi, scaglie di parmigiano, crostini all’aglio. Niente a che vedere con le nostre ricette ma, almeno, il «parmigiano» c’è. Ben diverso appariva il menù del ristorante che ci segnalarono nel 2019 a Siviglia, «Don Cammillo e Peppone» (sì, la due M ci sono…) che sfoggiava un menù con partenza parmigianissima: gli antipasti infatti, dopo bruschette e caponata, proseguono fieri con il Parmigiano Reggiano, corretto, però «Al Monte Bianco»(?) Scopriamo, poi, la «Lasagna Bolognesa» (effettivamente lasagna è femminile e, di conseguenza, hanno scritto al femminile anche bolognese)  e la «Lasagna Verdi» (spinaci, broccoli, funghetti e non meglio precisato formaggio…) e, fra nuggets di pollo e «Spagna di mare», salta fuori pure la «Scaloppina Parmiggiana», impanata e coperta di ragù bolognese e scaglie di Parmigiano. Insomma, fra «insalate italiene» e «scaloppine» con raddoppio di consonante, compresi il salmone affumicato e il paté de fois gras dello storico ristorante parigino «Don Camilo» (qui manca una L…), non ci sembra davvero cucina parmigiana, nemmeno di lontano. Aspettiamo, però, segnalazioni dagli omonimi ristoranti «Don Camillo» di Basilea, Berlino, Roanne, Melchow, Orleans e Terville. Benché con poca fiducia…

Egidio Bandini


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